Sicilia, due mesi tra vini e teatri

E’ stata una serata vibrante di emozioni quella che, nel Chiostro del Complesso Conventuale di San Francesco, a Patti, in provincia di Messina, ha chiuso con un evento all’insegna della musica d’autore la quarta edizione del “Circuito di Bacco”, festival itinerante nelle cantine siciliane, promosso dall’assessorato regionale del Turismo, Sport e Spettacolo, in collaborazione con l’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia.

Un successo di pubblico, dettato dalla qualità offerta da quest’allegra e spensierata manifestazione che, attraverso la cultura, il turismo e l’enogastronomia, ha consentito alle 22 cantine siciliane che quest’anno hanno partecipato – contro le 4 della prima, le 9 della seconda e le 19 della terza edizione – di aprire fiduciose le loro porte, sia per consentire di essere visitate sia per ospitare degustazioni, sia per essere teatro di momenti culturali di qualità, vere e proprie produzioni teatrali pensate ad hoc per il festival, i cui temi conduttori sono stati ovviamente il vino e il cibo.

“Il Circuito di Bacco è un progetto perfettamente in linea con lo straordinario balzo in avanti compiuto, in questi ultimi anni, dall’enoturismo. Tra le linee guida con cui ci siamo mossi – spiega l’energico ed entusiastico direttore artistico, Orlando Biglieri – vi è la convinzione che il vino, diversamente da come fin’ora è stato inteso, non è un semplice prodotto, ma il medium di un territorio, di una cultura e dei valori legati alla terra e alle proprie radici, con il quale si fondono tutti gli elementi che connotano il contesto di vita di una comunità locale. Tutto ciò ci ha condotto alla considerazione che le cantine e il vino dovessero assurgere a una sorta di ”cartolina liquida”, da spedire nel mondo come elemento di promozione turistica e territoriale. La nostra manifestazione ha offerto numerose occasioni di contaminazione tra spettacolo, cultura ed enogastronomia”.

“Un modo coinvolgente – aggiunge Baglieri – per conoscere e apprezzare il territorio, prendendo parte alla valorizzazione dei suoi prodotti e del suo patrimonio culturale. E’ in quest’ottica che abbiamo selezionato le cantine, considerandole meritevoli non solo per la qualità del loro vino ma anche per l’elevata ospitalità e accoglienza, scegliendo territori con location uniche per bellezze paesaggistiche, capaci di offrire ai partecipanti la possibilità di visitare, attraverso percorsi enoturistici appositamente studiati, centri straordinari, veri e propri luoghi del mito e dell’arte. Quello che posso già dire è che per la prossima edizione intendiamo coinvolgere le isole, realizzando un progetto che quest’anno ha visto la partecipazione solo di Mozia, con un risultato talmente straordinario che ci sembra giusto riproporre ampliato”.

Una manifestazione, dunque, che ha senza ombra di dubbio puntato a rafforzare il turismo enogastronomico.

“Un settore – aggiunge l’assessore regionale al Turismo Sport e Spettacolo, Daniele Tranchida – che negli ultimi anni ha registrato una forte crescita della domanda. Del resto, oggi più che mai i percorsi enogastronomici di qualità sono collegati a quelli dell’offerta turistica, culturale e ambientale, e puntano alla valorizzazione del territorio e dei loro prodotti. L’ulteriore valore di un’iniziativa del genere sta, infatti, nel sapere coniugare tutto questo, dando risposta a tante e tali esigenze”.

Fortunatamente le cantine hanno capito subito il senso e l’obiettivo del progetto, aprendo le porte al pubblico, mettendo a disposizione le proprie strutture e stappando le loro eccellenze di vini, consentendo così a chiunque di vivere un’esperienza straordinaria, unica perché in grado di coniugare la possibilità di conoscere al contempo quanto di più bello, anche dal punto di vista architettonico, ruota attorno alle loro realtà. Del resto, i numeri parlano chiaro.

Senza volere andare nello specifico di quante persone hanno di volta in volta visitato ogni cantina, si può senza dubbio affermare che la quarta edizione del “Circuito di Bacco” ha “fatto la conoscenza” di ben oltre 7 mila persone, siciliani e non, che nell’arco di due mesi circa hanno potuto vivere un’esperienza veramente totalizzante e inebriante, a detta veramente di tutti “senza dubbio da ripetere nelle prossime edizioni”.

“La Sicilia è un laboratorio senza eguali – si inserisce Dario Cartabellotta, direttore dell’ Irvos, l’Istituto Regionale Vini e Oli di Sicilia -, nel quale prodotti autoctoni e importati si contaminano attraverso diverse stratificazioni storiche e culturali, senza soluzione di continuità, mantenendo una innegabile e irripetibile originalità. Il valore di una manifestazione come questa è di avere come protagoniste cantine che raccontano di lavoro, impegno, cultura e passione: la cultura magnifica della danza, della musica e del teatro, per un binomio vincente e innovativo, strategicamente didattico e avanzato”.

Apprezzata sin da subito la sezione, introdotta per la prima volta quest’anno, dal titolo “Cucina nelle Cantine”, all’interno della quale gli ospiti hanno potuto rendersi parte attiva, sporcandosi le mani per realizzare un piatto tipico dell’antica tradizione locale, sotto l’attenta e abile direzione dei proprietari delle cantine stesse: in tutto 15 “Cuochi per un giorno”, che hanno indossato grembiule e cappello da chef, tenendo delle vere e proprie lezioni per enoturisti appassionati anche dell’arte culinaria, desiderosi di apprendere i segreti e i trucchi della cucina tipica siciliana. La pietanza selezionata per la “lezione di cucina” di turno è stata, poi, ogni volta servita al pubblico presente all’evento serale, insieme alle tantissime altre che hanno imbandito le tavole.

A curare, insieme ai protagonisti, l’esecuzione dei piatti dei vari territori, raccontandone con arguzia e semplicità la storia e le storie, è stato Nino Aiello, responsabile siciliano del Gambero Rosso e dell’Espresso. Ha, invece, pensato alle degustazioni lo chef del “Circuito di Bacco”, Gaetano Billeci, riapprodato alle origini dopo avere girato l’Europa, proponendo combinazioni di prodotti tipici, sempre e solo nel rispetto della territorialità e stagionalità.

Inevitabile parlare con entusiasmo anche della parte artistica del festival, imprescindibile tassello del quadro, che ha avuto come protagonista dell’evento associato alla “Cucina nelle Cantine” Paride Benassai, sul palco con la sua nuova ed esclusiva produzione, dal titolo “Sale Pepe e un po’ di Aceto per un Cunto Culinario”, esercizi teatrali davanti a fornelli, pentole, casseruole, odori, erbe e spezie di ogni genere, per un pranzo ben servito e gustato: atto unico brillante dello stesso attore palermitano che, come sempre, si muove tra riflessioni e battute, leggiadre ma non “leggere”. In scena, con lui, la Palermitana Scenica, laboratorio permanente di giovani artisti del capoluogo siciliano, creato nel 2010 dallo stesso artista. A fare da cornice musicale, e non solo, il musicista Marcello Mandreucci e la danzatrice Luna Benassai, capaci, con il loro tessuto di musiche, canti e gesti corporei, di rendere la narrazione ancora più magica.

“Davanti a un Fiasco di Vin” è, però, lo spettacolo, carrellata di successi musicali, tra romanze e canzoni sul vino, proposta dentro una grande enoteca musicale, che ha sancito in allegria, grazie anche al Galà delle Cantine che ha fatto da sfondo alla serata, la fine dell’edizione 2012 della manifestazione. Una straordinaria produzione, composta da artisti eccezionali – Rita Collura e il suo sax, i soprani di Valeria Milazzo, la voce suadente di Marcella Nigro, Marcello Mandreucci nelle vesti di un pazzerello “Bacco”, Rosario Vella quale mistico “Alceo” – che ha ammaliato il pubblico presente dal primo all’ultimo momento, strappando continui applausi di puro entusiasmo.

Una ricerca lunga e articolata, quella che ha portato alla realizzazione di questo singolare lavoro, alla scoperta di tutti quei brani musicali che hanno come protagonista il vino, da sempre gradito compagno dell’uomo, non ponendosi in questo percorso limiti di tempo, luogo o barriere geografiche. Una ricerca abbastanza difficile, anche rispetto all’arrangiamento dei testi, per riuscire a rendere “Davanti a un Fiasco di Vin” non un qualsivoglia testo teatrale, ma un’opera voluta, pensata e ritagliata su misura per questo festival itinerante nelle cantine siciliane.

Ecco, dunque, aprire la serata con la canzone di Lelio Luttazzi, da cui prende il nome lo spettacolo, per poi spaziare nel vasto repertorio musicale d’oltreoceano, dove non poteva mancare l’inossidabile Frank Sinatra con “Come fly with me”, così come si chiama il primo Carbernet Sauvignon 2007 griffato Sinatra, al costo di 95 dollari a bottiglia.

“In questa grande enoteca musicale abbiamo messo tanti brani – spiega Marcello Mandreucci – attraverso i quali raccontiamo il “nettare degli Dei” sotto diverse angolature. Uno è quello imprenditoriale dell’etichetta. Mi riferisco a “Vorrei incontrarti tra cent’anni”, nome dato anche al vino prodotto dallo stesso Ron, oppure al “Semplicemente Rosso”, il Nero D’Avola di Mick Hucknall, inconfondibile voce dei “Simply Red”, prodotto nel territorio di Pachino dall’azienda vinicola ”Il Cantante”, ovviamente di sua proprietà. Non potevamo dimenticare “4 Marzo” di Lucio Dalla, che nelle vigne intorno alla sua casa di Milo, in provincia di Catania, produceva il suo amato “Stronzetto dell’Etna”. Insomma, di esempi concreti, da questo punto di vista, ce ne sono tantissimi, e noi ne abbiamo voluto raccontare alcuni tra i più significativi”.

Non sono ovviamente mancati brani recuperati dall’archivio storico della nostra memoria, come “Per un bicchier di vino”, cantata nel 1970 allo Zecchino d’Oro dalla piccola Catia Gazzotti, o “Il vino” di Piero Ciampi, finendo con “Il Pescatore” di Fabrizio De Andrè, forse anche per dire che esiste una canzone d’autore alta, ma anche un’altra dignitosamente e simpaticamente “alticcia”.
Per poi rappresentare quel personale concetto del viaggiare, grande metafora della vita, che accomuna artisti come quelli siciliani nel momento in cui hanno la possibilità di affermare l’importanza della loro identità isolana e quel senso del viaggio che, come diceva Rubèn Blades, cantautore, attore e politico panamense, “sta nel fermarsi ad ascoltare chiunque abbia una storia da raccontare”, lo stesso Mandreucci ha intonato “Siddu Arrinascissi”, brano da lui stesso scritto proprio per “Davanti a un Fiasco di Vin”, che in poche strofe rende perfettamente il concetto: Siddu arriniscissi girassi tuttu u munnu, assicutassi u suli tuttu l’annu e, addivintannu nivuru, mi cunfundissi all’Africa. Dintra na’ valiggia poi arricugghissi u ciavuru e tutti li culura pi’ jurnati nivuri e pi’ sti occhi granni, occhi ca parranu suli, occhi mmiscati di rabbia e d’amuri, ca pi’ mmia su musica. E’ chistu chi dduna sapuri alla vita, viaggiari è comu agghiunciri sali.

Toccante anche la dolce “Ninna Ninnarè”, scritta in italiano, dialetto e brasiliano da Valeria Milazzo, proposta con vibrante sonorità in siciliano dalle tre giovani e sensuali baccanti, da tempo inseparabili compagne di viaggio. Immancabile il brindisi finale per festeggiare il percorso compiuto in questi due mesi circa dal “Circuito di Bacco”, accompagnando la chiusura della manifestazione con le note di “Barbera e Champagne”, “Dove sta Zazà?”, “Ma quant è bella l’uva fogarina”, “Ma che ce frega, ma che ce importa?”, “Rosamunda” e , nuovamente, dell’allegro e coinvolgente “Davanti a un Fiasco di Vin”.

Riuscita, si è sicuramente capito, la fusione tra gli artisti presenti sul palco, ognuno con una propria peculiarità, ognuno con il suo talento artistico; tutti insieme in maniera coordinata e sapiente, in una fusione di armonie musicali, che ha reso questa produzione veramente unica e preziosa. Il risultato è stato un’esplosione di suoni, armonie, colori e suggestioni capaci di portare indietro nel tempo, proponendo in maniera personale e geniale pietre miliari nella storia della musica. E, com’è solitamente capace di fare sapientemente Marcello Mandreucci, anche questa volta è stato in grado di riprodurre quella sinergia tra vino e musica, da sempre fondamentale per tutti i popoli, a partire dalla Mesopotamia, fino alla Grecia, agli Etruschi e ai Romani.

Così, se per Aristotele era “bene nella vita, come a un banchetto, non alzarsi né assetati né ubriachi”, in casi come questo ci si leva dalla sedia del tutto soddisfatti, pieni di sollecitazioni e di armonici pensieri, desiderosi di rivivere la stessa esperienza. Ripagando la fatica che sta dietro alla realizzazione di un simile spettacolo con l’attenzione e il coinvolgimento costante del pubblico che, dall’inizio alla fine, partecipa attivamente, rendendo ancora più magico l’intero set.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Redazione

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