Cronaca

Per la prima volta in Sicilia una donna vittima di violenza ha ricevuto il Microcredito di libertà: «Possibilità di respirare»

Per la prima volta in Sicilia una donna vittima di violenza ha ricevuto un prestito a tasso agevolato. «Le servirà per riprendere in mano la sua vita quotidiana e quella dei suoi tre figli», spiega a MeridioNews Salvo Pappalardo, vicedirettore e referente del servizio microcredito della Caritas diocesana di Catania. La realtà – l’unica riconosciuta a livello regionale – che ha mediato con UniCredit per riuscire a fare ottenere questo finanziamento alla donna. Residente in un paese in provincia di Messina, è lei la prima beneficiaria del progetto Ruth-Microcredito di libertà. Un gesto concreto per accompagnare le donne che hanno subito violenza all’interno delle mura domestiche, che hanno denunciato e che sono dovute andare via di casa anche con i figli. «Una mano tesa – aggiunge Pappalardo – per le vittime che patiscono anche forme di fragilità economiche».

Uno strumento fondamentale per l’empowerment delle donne che, così, avranno la possibilità di costruire il proprio futuro in piena autonomia. Anche più importante se si guarda al fatto che la violenza economica è la terza più diffusa in Italia (dopo quella psicologica e fisica) con il 30 per cento di vittime. A essere protagonista di questo primo caso siciliano è una donna – che per motivi di privacy e sicurezza abbiamo lasciato ovviamente anonima – del Messinese che, a causa delle violenze subite dall’ex marito, ha ancora delle ripercussioni di salute e ha perso il lavoro di bracciante agricola. «Farmaci, visite mediche, e un ventilatore sono le prime spese che la donna affronterà grazie a questo prestito a tasso agevolato», racconta il vicedirettore della Caritas etnea al nostro giornale. Negli ultimi anni, la donna ha portato avanti il sostentamento della famiglia con un piccolo sussidio economico.

«In uno degli incontri conoscitivi con le diverse figure professionali – ricorda Pappalardo – ci colpì molto quando ci disse con semplicità che sarebbe stato per lei molto bello potere andare al supermercato a fare una spesa per i suoi bambini, invece di ricevere il solito pacco da parte delle varie associazioni di volontariato. Oppure – continua – anche di non pensare che i soldi servano solo per pagare le bollette». Un finanziamento che diventa strumento di libertà e contribuisce a un percorso di emancipazione, «che concede alle donne vittime di violenza la possibilità di prendere in mano di nuovo la propria vita e di tornare davvero a respirare». Il progetto nasce nell’ambito di un protocollo d’intesa di tre anni che è stato sottoscritto dal ministero per le Pari opportunità e la Famiglia, l’ente nazionale per il Microcredito, l’associazione bancaria italiana, la federazione italiana delle banche di credito cooperativo e Caritas Italiana. In questo contesto, è stato istituito un fondo di garanzia di tre milioni di euro.

«Crediamo che il nostro ruolo sia anche quello di sostenere le persone e le comunità in cui operiamo – afferma Salvatore Malandrino, regional manager Sicilia di UniCredit – contribuendo alla
realizzazione di una società più equa e sostenibile. Siamo lieti di avere messo a disposizione le nostre competenze e la nostra capillare rete di filiali radicate sul territorio per garantire che le donne vittime di violenza possano ricevere un’adeguata assistenza anche dal punto di vista finanziario. Il microcredito – aggiunge – è parte integrante della strategia sociale di UniCredit e consente di fornire supporto finanziario in maniera inclusiva». Per molte donne vittime di violenza anche avere accesso a prestiti o mutui non è un passaggio sempre semplice. «Ci sono ragioni di merito creditizio a cui si aggiungono altre complicazioni – fa notare il referente del servizio per Caritas – Per questo noi siamo qui ad affiancarle in questo percorso di rinascita che, dal punto di vista finanziari, comincia con il microcredito e deve proseguire con la ricerca di un lavoro. Adesso – conclude – queste donne sanno che c’è una speranza in più».

Marta Silvestre

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