Da Repubblica Palermo di oggi, 25 aprile: “L´angoscia scava i volti degli operai dell´ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, riuniti in assemblea nelle sale del Comune per cercare di capire quale sarà il loro futuro a quattro mesi dall´addio del Lingotto. Sono giorni di incertezza e paura: all´orizzonte la possibilità, secondo i sindacati più concreta che mai, che il piano di salvezza della fabbrica e dei suoi 2.200 dipendenti possa fallire. A minarlo ci sono da un lato i conti in rosso di Dr Motor, a cui le banche continuano a non concedere il credito necessario ad avviare la produzione, e dall´altro il dietro front del ministro del Welfare Elsa Fornero sul futuro dei 640 operai che dovrebbero essere accompagnati all´esodo attraverso il vecchio regime pensionistico, ma che non fanno parte dei 65 mila soggetti meritevoli di tutela secondo il governo nazionale.
La loro ansia si somma a quella delle 2.077 persone che, secondo uno studio della Cgil Sicilia, sono state coinvolte nell´Isola in accordi collettivi o individuali di esodo incentivato, ma che adesso potrebbero trovarsi in un limbo, senza pensione e senza stipendio per cinque o sei anni, il tempo di maturare i requisiti per andare in pensione con la nuova riforma. Ma, sottolinea la Cgil, si tratta di numeri provvisori e calcolati per difetto e a farne le spese sono soprattutto i dipendenti dei settori postale (400 persone) e bancario (500).
Tra i duemila soggetti a rischio ci sono anche i 640 di Termini Imerese. «La loro posizione – dice Roberto Mastrosimone della Fiom Palermo – è ancora meno chiara delle altre: non sono esodati, perché non sono stati licenziati entro il 31 dicembre 2011, ma non rientrano tra chi sarà reintegrato, perché il piano di Di Risio prevede l´assunzione di 1.310 persone su 2.200». La loro posizione era stata garantita dallo stesso ministro Fornero: per loro si profilavano due anni di cassa integrazione straordinaria per cessazione attività e altri tre o quattro di mobilità, fino al compimento dei 65 anni, così come previsto dalla vecchia normativa. Ma quella garanzia è stata stralciata con l´approvazione della riforma delle pensioni. «La situazione – racconta con la voce rotta dalla rabbia Giorgio, operaio Fiat di 61 anni – che si profila per me è restare almeno cinque anni senza reddito. Già adesso, con gli 800 euro della cassa integrazione, non riesco a pagare le bollette e mi aspetto che mi stacchino il gas da un giorno all´altro». La questione dei 640 operai è un tassello che, se non risolto, può fare crollare l´intero progetto di riconversione. «La condizione principale – spiega Vincenzo Comella della Uilm Palermo – per il passaggio da Fiat a Dr Motor è la garanzia del mantenimento dei livelli occupazionali di chi resta. Di Risio non può assumere tutti e 2.200, quindi se gli esodati non verranno considerati tali si brucerebbe tutto il progetto». Ma non c´è solo l´incertezza sugli esodati a fare paura. Massimo Di Risio, patron della Dr Motor, non ha ancora ricevuto il via libera all´entrata nello stabilimento. Un ritardo di quattro mesi causato dai dubbi degli istituti di credito. Il ritardo dell´avvio della produzione rischia di cancellare il diritto al secondo anno di cassa integrazione, spiega Giovanni Scavuzzo della Fim Cisl. Intanto lavoratori e sindacati si mobilitano: si comincia lunedì con uno sciopero generale che riguarderà l´intero comprensorio di Termini, ma la protesta potrebbe acuirsi nei prossimi giorni, con l´occupazione dello stabilimento Fiat di Melfi e il blocco dei seggi elettorali per le amministrative di Palermo, come suggeriscono gli operai.
GERALDINE PEDROTTI (Repubblica Palermo, 25 aprile 2012)
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