Si vogliono prendere l’oro del nostro Paese custodito nei forzieri dell Banca d’Italia

DOPO AVERCI IMPOVERITO E RIEMPITO DI TASSE I ‘PREDONI’ DELL’UNIONE EUROPEA SONO PASSATI A UNA NUOVA FASE: DERUBARE LE NOSTRE RISERVE AUREE. IL ‘BOCCONE E’ GROSSO, PERCHE’ LA NOSTRA NAZIONE POSSIEDE LA TERZA RISERVA AUREA DEL MONDO DOPO STATI UNITI D’AMERICA E GERMANIA. DA QUI UNA VERITA: “OGGI I PIU’ GRANDI CRIMINALI SCRIVONO LE LEGGI CHE RENDONO I LORO CRIMINI LEGALI”

Dopo aver impoverito il nostro Paese e dopo averci riempito di tasse si stanno preparando a prendersi anche l’oro custodito dalla Banca d’Italia? Sembra proprio di sì. Proviamo a descrivere come ci deruberanno. 

Come dicevamo nel precedente articolo, il problema connesso con la scarsa attenzione dedicata dal Parlamento europeo all’intervento del presidente della Banca Centrale Europea (BCE), Mario Draghi, non è secondario. E non sarebbe dovuto passare quasi inosservato (come invece è avvenuto). Perché le decisioni prese dalla BCE – che, è bene ricordarlo, non è gestita e organizzata sulla base di elezioni o selezioni democratiche, ma in ben altro modo – interessano direttamente tutti i cittadini. Quanto è avvenuto è ancora più rilevante in considerazione di altri due eventi, quasi contemporanei, anche questi “casualmente” passati quasi inosservati.

Innanzitutto il già preannunciato aumento di capitale della Banca d’Italia. L’operazione stabilita unilateralmente e in modo, a dir poco, anomalo ha fatto sì che gli azionisti detentori del capitale della Banca d’Italia (che, è bene ricordarlo per l’ennesima volta, non è un ente pubblico, ma una società per azioni il cui capitale è suddiviso tra i maggiori istituti bancari italiani) vedessero aumentare il proprio capitale di alcune migliaia di volte. Non solo. Ma, visto che molte delle banche italiane (ed estere), nonostante gli interminabili aiuti ricevuti negli scorsi anni dal Parlamento italiano e dalla BCE, si trovano in una situazione di grave crisi, sarà loro concesso di vendere le azioni della Banca d’Italia a soggetti terzi.
Ciò avrà due conseguenze. In primo luogo il controllo dell’ente che fino ad oggi ha gestito buona parte dell’economia italiana potrà passare nelle mani di soggetti stranieri e quindi completamente al di fuori di ogni possibile controllo da parte dello Stato (ammesso che oggi il Parlamento, così come è fatto, ne abbia ancora).
Ancora: ciò permetterà alle banche che “alieneranno questo titolo” (un eufemismo tecnicista per dire che svenderanno parte dell’Italia regalata loro da chi non ne aveva il diritto) di fare grandi guadagni e profitti, e pure senza aver mosso un dito. Solo grazie ad una firma apposta dal Governo e dal Parlamento. In questo modo con poche gocce d’inchiostro i bilanci delle maggiori banche italiane saranno modificati (positivamente) in modo assolutamente rilevante.
Ciò che avrebbe dovuto scatenare l’indignazione degli italiani: italiani che, invece, non hanno distolto l’attenzione dalla corsa all’acquisto degli ingredienti per la preparazione del cenone della vigilia di Natale. E dire che la Banca d’Italia conserva nei propri caveau buona parte della riserva aurea dell’Italia!

Ora, se si considera che già oggi è difficile per gli italiani sapere qual è realmente lo stato di tale patrimonio (lo dimostra l’interrogazione all’allora capo del governo Monti e al Tesoro di due parlamentari proprio a proposito della quantità e dell’allocazione delle riserve auree del Paese), immaginate cosa potrebbe avvenire nel momento in cui questa enorme quantità d’oro (l’Italia possiede la terza riserva aurea del mondo dopo USA e Germania) potesse essere “gestita” da soggetti esteri.
Chi potrebbe garantire la corretta gestione di questo patrimonio (che di certo fa gola a molti)? Già da tempo la Germania ha chiesto (non senza incontrare grandi difficoltà) di riavere la parte del proprio patrimonio aureo depositato all’estero e così hanno fatto molti altri Paesi. E loro avevano ancora il pieno controllo degli enti preposti alla gestione di queste riserve.
Possibile che in Italia nessuno dei parlamentari o degli uomini al Governo o dei neoeletti capi di partito si sia chiesto cosa potrebbe accadere autorizzando gli istituti bancari a cedere la gestione delle riserve auree nazionali a soggetti terzi?
Possibile che per nessuna delle teste di quegli esemplari di HOMO POLITICUS è balenato il sospetto che, al di là del regalo in termini di capitale azionario che si sta facendo (e che “casualmente” nessuno della BCE o del Parlamento europeo ha obiettato), si sta di fatto regalando a soggetti “incontrollabili” la gestione dell’unica vera ricchezza rimasta al nostro Paese?
Come mai nessuno si è chiesto se era legittimo aumentare la ricchezza delle maggiori banche nazionali ricorrendo ad un trucchetto finanziario da quattro soldi proprio alla vigilia dell’invio da parte della BCE degli ispettori per valutare il loro patrimonio e la loro solidità e solvibilità?
Eppure in molti hanno visto dietro questa manovra una sorta di aiuto di stato camuffato e quindi come tale passibile di sanzioni da parte dell’UE (sarebbe come dire che, in vista di un’indagine del Fisco, si permettesse ad un’azienda di modificare i propri bilanci e di farlo legalmente).

Già da tempo molti dei marchi nazionali di maggior prestigio sono stati svenduti a investitori stranieri (nella maggior parte dei casi senza sapere chi c’era dietro di loro). Anche le squadre di calcio hanno cominciato ad essere svendute a imprenditori esteri. E gli ultimi governi hanno dimostrato una grande maestria nel cercare di risolvere i problemi economici del Paese non riducendo gli sprechi e chiedendo a chi non pagava le tasse di farlo (come la Chiesa, i gestori di videogiochi e chi aveva portato i propri capitali all’estero), ma aumentando le imposte sui pochi che ancora le pagavano e vendendo parti del patrimonio storico culturale dell’Italia.

Ora stanno cercando di far sparire anche le riserve auree (da tempo bottino ambito di molti Paesi che le utilizzano come garanzie per scambi azionari borsistici e non).
Possibile che nessuno di loro si sia chiesto cosa potranno fare i nostri figli e i figli dei nostri figli nei prossimi anni quando avranno bisogno di attingere al proprio patrimonio nazionale e non potranno utilizzare le ricchezze accumulate nel corso dei millenni dai nostri avi? Possibile che nessuno di loro comprenda che allora l’unica possibilità sarà elemosinare l’aiuto di soggetti come l’Unione Europea e degli Stati che la controllano (si pensi a ciò che è avvenuto in Grecia)?

In una recente intervista, il direttore del team investigativo del giornale La Nación in Costa Rica, Giannina Segnini, ha detto qualcosa che mai come in questi giorni gli italiani possono leggere tra le righe di ciò che sta avvenendo sotto i loro occhi: “Oggi i più grandi criminali scrivono le leggi che rendono i loro crimini legali”.
La maggior parte degli italiani non se n’è ancora accorta, ma forse è proprio quello che sta avvenendo in Italia e ormai da molti anni..

 

 

 

 

 

 

 

 

C.Alessandro Mauceri

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