Si laurea con 110 e lode a quasi 97 anni «Giovani, andate fino in fondo nelle cose»

Dottore in Scienze storiche e filosofiche. A quasi 97 anni. Da studente modello. Quella di Giuseppe Paternò, classe 1923 è una storia che ha dell’incredibile. Una storia che parla di tenacia, di caparbietà e di vita. D’altra parte, Paternò è abituato a realizzare i propri obiettivi:  ha preso il diploma di geometra a 31 anni, quando già lavorava per le Ferrovie dello Stato, azienda a cui ha dedicato oltre 42 dei suoi 96 anni. Poi, come racconta il figlio Nino, a Chianciano, dove va ogni anno, c’è stato l’incontro con un filosofo che gli ha aperto gli occhi sulle sue potenzialità. Nasce così la decisione di iscriversi all’università. 

E all’università si è trovato a casa Giuseppe Paternò, tanto che uscito dall’aula magna di Lettere – dove il rettore in persona ha voluto proclamarlo, stringergli la mano e premiarlo con una piccola ricostruzione in terracotta dello Steri – il suo primo pensiero è stato rivolto ai giovani. «Non bisogna mai arrendersi – dice – Bisogna andare fino in fondo nelle cose e questo lo dico soprattutto ai giovani. Non fermatevi». La sua tesi è il racconto della sua storia d’amore con la sua città, raccontata nei luoghi che per Giuseppe sono stati più significativi, dalla piazza dove ha festeggiato la fine della seconda guerra mondiale al viale che oggi lo ha visto indossare la corona d’alloro. Ad applaudirlo, tra lo stuolo di fotografi, giornalisti e qualche curioso, anche i figli e i nipoti, emozionati quasi quanto lui. 

«Per la nostra università è un testimonial importante – dice il rettore Fabrizio Micari – Con un percorso di studi impeccabile: solo due volte è sceso sotto il trenta, poi gli altri sono tutti trenta e lode. Un esempio per tutti». E, in effetti, Paternò nel suo percorso di studi è andato come un treno: 28 esami in tre anni. Nonostante l’ostacolo del Covid, gli esami da sostenere a distanza e la necessità di prendere confidenza con computer, whatsapp e tutte le altre tecnologie moderne. «All’inizio è stato un po’ complicato – racconta – poi ci ho preso la mano e non c’è stato più nessun problema». E ora non si pone limiti: il neodottore pensa alla specialistica. «Non lo so – conclude – Ci ho fatto un pensiero, non lo escludo, ma significherebbe laurearsi a 99 anni. Però, mia mamma è arrivata quasi a 100 anni, non escludo niente».

Gabriele Ruggieri

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