È stata inaugurata il 3 Febbraio all’Associazione Culturale Lomax “Siamo tutti devoti di Sant’Agata. Uno sguardo estero sui giorni agatini”, una mostra fotografica allestita da Dean Ryan e Rubén Lobos, che ha come soggetto le celebrazioni in onore della Santa Patrona di Catania. Ventidue scatti, in bianco e nero e a colori, per descrivere ventidue emozioni differenti, realizzate con un attenzione diversa, uno “sguardo estero” nel rappresentare questa festa tanto amata dai catanesi.
Sullo sfondo di un antico muro di pietra grezza, le fotografie sono sorrette solo da alcune catene. Quest’allestimento, lineare e privo di fronzoli superflui, lascia il campo libero alle sole immagini e a quello che esse vogliono trasmettere. I soggetti sono i più svariati: le maestose e coloratissime candelore nella tradizionale “annacata”, il Fercolo della Santuzza attorniato di fiori e di devoti dai bianchissimi sacchi, i venditori di cera sui marciapiedi, fedeli che trascinano faticosamente i loro pesantissimi ceri votivi, lo sguardo smarrito di un bambino a cui la mamma copre le orecchie a causa del rumore dei fuochi di artificio, fino a un gruppo di sorridenti “chiancheri” intenti ad arrostire carne di cavallo.
Piccoli gesti comuni ai catanesi ma che, per persone con una cultura diversa dalla nostra, possono avere sfumature di significato differenti.
Ma, che cosa ha spinto due ragazzi stranieri, uno irlandese e l’altro spagnolo ad appassionarsi alla festa di Sant’Agata? Cosa può averli affascinati a tal punto da far divenire questa festa il soggetto dei loro scatti?
Abbiamo chiesto a Rubén Lobos di spiegarci che cosa sono per lui i giorni delle celebrazioni agatine.
Rubén tu sei spagnolo, cosa ti ha portato a conoscere la festa di Sant’Agata? Da quanto tempo ti sei appassionato alla Santuzza?
La prima volta che ho visto la festa è stato quattro anni fa. Mi trovavo a Catania e sono andato a vedere la festa della patrona della città. Questa è la terza volta in cinque anni che la vedo.
E che cosa ti ha colpito di questa festa? Come mai l’hai scelta come soggetto per le tue foto?
Perché quando l’ho vista per la prima volta ho visto un sacco di “personaggi” particolari, catanesi veraci. Più che concentrarmi sulla festa ne ho approfittato per immortalare la gente di Catania.
Quindi è stato un po’ come dipingere la città attraverso i tuoi scatti. Quali sono i tuoi soggetti preferiti? Dalle tue foto si vede che ti concentri molto nel cogliere i piccolo gesti, le espressioni, i volti, i particolari insomma…
Non solo i devoti con il sacco bianco e la Santa, ma anche tutto quello che c’è intorno. Durante la festa si crea come una sorta di “mercato” : i venditori di ceri, le bancarelle di dolci, quelli che fanno la carne di cavallo arrostita che, anche se non è una cosa tipica della festa di Sant’Agata, è una cosa che c’è solo a Catania, una cosa particolare. E poi mi piace fotografare i bambini perché loro vivono la festa in maniera diversa, si emozionano in un altro modo e si vede dai loro volti. I bambini fanno delle espressioni quando si emozionano che noi adulti non facciamo più.
Prima di Catania, hai allestito una mostra con le stesse foto in Spagna, esattamente a Vitoria, nella tua città. Che cosa volevi trasmettere al pubblico spagnolo attraverso le tue foto ?
La mostra l’ho allestita nel mio quartiere perché volevo che la gente che mi conosce potesse vedere quello che io ho fatto a Catania. Volevo che, attraverso le mie foto, potessero conoscere questa città e la gente che ci abita. Volevo trasmettere loro tutto il folklore e il colore catanese, che non si limita solo ai tre giorni di festa. Magari in questo modo sono riuscito a invogliare qualcuno a venire a vedere di persona…
Come sei arrivato a esporre le foto anche a Catania?
Tutto è nato dalla voglia di esporre le foto che avevo fatto con Dean. Gliene ho parlato e abbiamo deciso di fare questa mostra insieme. L’idea era quella di far conoscere ai catanesi il nostro modo di vedere e di vivere la festa, un modo diverso, un modo tutto nostro. E poi volevamo scoprire se il nostro modo di rappresentare la celebrazione della loro tanto amata Santa Patrona piacesse ai catanesi.
Al di là degli scatti, che significa per te in prima persona questa festa?
La festa di Sant’Agata è una festa principalmente religiosa, ma io non l’ho mai vissuta sotto questo punto di vista. Per me è sempre stata un’ occasione di vedere e conoscere tutto quello che c’è a Catania di diverso e di speciale per una persona che come me viene da fuori. Vedere da vicino la passione e la fede della gente comune. Mi piace guardare la gente che si emoziona, che piange e mi viene la pelle d’oca a sentire le urla dei devoti. E poi per me è un occasione per riflettere. Mi capita di chiedermi “Perché tutte queste persone? Perché tutta questa affluenza, tutta questa fede?” E’ una cosa che mi colpisce. Oggi vedevo le persone che al solo sfiorare il cordone che tira il Fercolo di Sant’ Agata si emozionavano terribilmente.
Quali sono le tue impressioni sulla gente?
E’ bello perché durante la festa sono tutti felici, sorridono, sono più gentili. La gente cambia in questi tre giorni. Anche le persone che devono lavorare durante la festa non lo fanno a malincuore. Sono felici comunque, ma soprattutto li vedi orgogliosi di trovarsi lì, nel cuore della celebrazione per la loro Santuzza.
Guarda le foto di Rubén Lobos: http://www.flickr.com/photos/16993712@N07
[Foto a colori di Dean Ryan; foto in bianco e nero di Rubén Lobos]
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