Anche quest’anno, alla vigilia del 24esimo anniversario della strage di via d’Amelio, per le strade di Palermo e davanti al tribunale sfilano le Agende Rosse. Sono circa un centinaio di persone provenienti da tutta Italia. Cantano slogan come «Palermo è nostra e non di cosa nostra», «Fuori l’agenda di Paolo Borsellino», In testa al corteo Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso: «Sono contento che ci sia qui a Palermo la commissione antimafia, ho incontrato la presidente Bindi in via D’Amelio insieme con Claudio Fava; ho però chiesto loro che si astenessero dal deporre una corona di fiori in via D’Amelio perché è un simbolo che sigilla una morte. Per noi Paolo è vivo e fino a quando non ci saranno verità e giustizia, non accetteremo da parte delle istituzioni questo tipo di omaggi, piuttosto preferirei deponessero una bandiera italiana, perché Paolo è morto per lo Stato e per mano di pezzi dello Stato».
«Speriamo che cambi il vento» è lo slogan scelto per il 2016, che riprende le parole del giudice Paolo Borsellino. In tribunale si sono dati appuntamento decine di attivisti del movimento per il tradizionale corteo che termina nell’atrio della facoltà di giurisprudenza. Indossano magliette con su scritto «Resistenza», «No corone di Stato per stragi di Stato» e con l’elenco dei nomi degli agenti di scorta uccisi il 19 luglio 1992. A giurisprudenza, si tiene l’incontro intitolato Verità, non vendetta. Via d’Amelio 24 anni dopo, le risposte che mancano, organizzato dall’associazione culturale Falcone e Borsellino e ContrariaMente-Rete universitaria mediterranea.
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