Era nell’aria da settimane. Dopo la nomina di Roberto Colletti a commissario degli ospedali riuniti Villa Sofia-Cervello a Palermo, si attendeva la nomina del nuovo consiglio d’amministrazione della Seus, la partecipata della Regione che gestisce il servizio di 118 in Sicilia. Una nomina (anzi tre, presidente più consiglieri d’amministrazione) strategica in un momento in cui la Regione pensa a una nuova agenzia unica che gestisca tutto il settore dell’emergenza sanitaria nell’Isola, dal primo soccorso, fino al centro trapianti e alla banca del sangue.
Il modello di riferimento è quello della Lombardia, con cui la Sicilia ha sottoscritto un protocollo d’intesa. E come più volte anticipato sulla stampa, ecco che a presiedere il consiglio d’amministrazione della partecipata in questa delicata fase di transizione è stato chiamato Davide Croce. Già direttore del centro di ricerca in management sanitario dell’Università Carlo Cattaneo di Milano e docente di economia sanitaria, l’esperto è stato chiamato direttamente dalla Lombardia «per avviare – si legge un una nota di palazzo d’Orleans – il percorso di trasformazione del sistema di emergenza della Regione». Al suo fianco, sono stati nominati Pietro Marchetta (in quota Forza Italia) e Tania Pontrelli (in quota Diventerà Bellissima).
«Le esperienze maturate dal professore Croce, in Italia e nel mondo – ha evidenziato l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza – saranno preziose per addivenire alla proposta legislativa che il governo Musumeci sottoporrà all’Assemblea regionale siciliana, finalizzata alla costituzione dell’Areu Sicilia». Razza, nel rivolgere un augurio di buon lavoro a tutti i componenti del Cda, che si insedierà lunedì prossimo, ha ricordato che «la proposta sulla quale stiamo lavorando non rappresenta la mera riproposizione del modello lombardo, ma la sua attualizzazione al nostro modello che vede realtà positive, penso all’esempio messinese, e qualche inefficienza da superare. Sarà mio dovere, fin dalla prossima settimana, incontrare la commissione parlamentare e le parti sociali, perché – conclude – il dialogo con le organizzazioni che rappresentano i lavoratori deve necessariamente accompagnare un processo di riforma di così grande impatto».
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