«Può avvalersi», anziché «si avvale». Solo due parole che rivoluzionano i servizi informatici della Regione e aprono a infinite polemiche. Oggi pomeriggio l’Assemblea regionale siciliana ha approvato l’articolo 30 della finanziaria, che cambia i rapporti tra l’ente e la Sicilia e-servizi, la partecipata che finora si è occupata in esclusiva dei servizi informatici. Da adesso il mercato si apre ai privati. Durissimo il primo commento di Antonio Ingroia, amministratore della società: «Ringrazio il presidente Crocetta che ha provato a porre un argine a questa deriva con la presentazione di un emendamento, ma ritengo che questa non sia una sua sconfitta ma una vittoria delle lobbies affaristiche».
L’articolo 30 della finanziaria, approvato stasera, nel dettaglio va a modificare la legge 6 del 2001 che vincolava la Regione ad avvalersi della società pubblica. Una norma che, prima di arrivare in aula, è stata approvata dalla commissione Bilancio su proposta di uno dei membri più influenti della maggioranza che sostiene Crocetta, cioè Luca Sammartino, da qualche mese transitato da Articolo 4 al Pd e punto di riferimento per la corrente renziana nell’Isola. In extremis il governo oggi ha provato a sopprimere l’articolo, che però è passato ugualmente a voto segreto. Al momento della decisione, l’assessore all’Economia Alessandro Baccei si è rimesso alla volontà dell’aula. Oltre all’apertura ai privati, la norma prevede il passaggio di competenza sulla società dall’assessorato alla Funzione pubblica a quello all’Economia.
E tra i destinatari degli attacchi di Ingroia c’è proprio Baccei. «Non è un caso che l’assessore all’Economia – che ha contraddetto la volontà del presidente della Regione, lasciando libertà di voto sull’emendamento che di fatto chiude Sicilia E-Servizi – avesse stretti rapporti professionali con l’ex socio privato di Sicilia E-Servizi in una situazione di confitto di interessi clamorosa». Il riferimento è alla società Engineering, responsabile lo scorso dicembre del blocco informatico che ha bloccato molti uffici della Regione. Ingroia quindi rivendica l’azione di risanamento portata avanti nell’ultimo periodo: «Quella norma non c’entra nulla con la finanziaria – sottolinea – modifica la legge istitutiva di Sicilia E-Servizi. Ieri ho lanciato un appello a governo e parlamento per una scelta di campo: andare nella direzione della legalità e sviluppo con la nuova Sicilia E-servizi, che in questi due anni ha perseguito risparmi fino al 500 per cento o aprire alla speculazione selvaggia del libero mercato».
Il tutto in un momento in cui ci è possibile un’importante disponibilità economica in arrivo dall’Europa. «Ci sono tre ragioni per cui il voto dell’Ars rappresenta uno smacco ai siciliani – attacca Ingroia – il primo è che è stata punita un’azienda perché è stata virtuosa; il secondo è che evidentemente i 400 milioni di euro che l’Ue potrebbe destinare all’informatica siciliana fanno gola a molti e affidarsi ai privati significa acquistare, a parità di servizio, a un costo maggiore; l’azienda privata deve trarre profitti, quella pubblica no. Il terzo è che, se ognuno può affidarsi al privato che vuole, viene meno la garanzia di sinergia e interscambiabilità tra vari soggetti della pubblica amministrazione, anche questo a danno dei cittadini. Evito processi alle intenzioni – conclude – anche se è fin troppo chiaro che torneremo alle opacità del passato».
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