Sergio Tancredi: “Crocetta con l’accordo capestro ha smantellato l’Autonomia. Mancano pure i soldi per il Tfr dei dipendenti regionali”

IL PARLAMENTARE DI SALA D’ERCOLE DEL MOVIMENTO 5 STELLE ANNUNCIA INIZIATIVE PER OPPORSI ALL’ATTO UNILATERALE DI SVENDITA DELLA SICILIA

“Stiamo valutando le possibilità di opposizione a quest’atto unilaterale non condiviso con l’Ars e non supportato da nessuna delibera di Giunta regionale”.

Con queste parole Sergio Tancredi, parlamentare del Movimento 5 Stelle all’Ars, lancia la sfida al presidente della Regione siciliana, Rosario Crocetta, protagonista di un accordo capestro con Roma che penalizza i conti, già in ‘rosso’, del bilancio regionale e affonda la Sicilia.

Tancredi fa una disamina del contenuto dell’accordo in un approccio critico e realista.

“Siamo convinti che l’analisi dei numeri porti un danno ai siciliani – afferma senza mezzi termini il parlamentare grillino all’Ars – e pertanto, in questo frangente, riteniamo che il presidente Crocetta abbia condotto una strategia che va nella direzione opposta rispetto al mandato assegnatogli dal popolo siciliano che è quello di salvaguardarne possibilità di sviluppo e coesione sociale”.

“E’ chiaro che tale scelta governativa mette nelle mani del Governo centrale le sorti economiche di un’intera Regione – rilancia Tancredi – che è già stata particolarmente massacrata sotto il profilo finanziario. Tanto da determinare innumerevoli contenziosi in materia di finanza pubblica proprio perché la mancata applicazione completa dello Statuto ha permesso allo Stato di fare la parte del leone”.

“Personalmente sono particolarmente deluso da questa iniziativa del governatore – aggiunge il parlamentare regionale grillino – che di fatto vanifica tutta una serie di iniziative poste in essere dal Parlamento siciliano per rivendicare tutta una serie di diritti che ci vengono negati da sempre. E’ l’ennesima delusione di un Governo al quale spesso abbiamo dispensato perle e suggerimenti importanti ricevendone sostanzialmente sberleffi e indifferenza”.

“A tal proposito – racconta il deputato penta stellato – ricordo per esempio il contenzioso da me sollevato con riguardo alla compartecipazione della Regione siciliana alla spesa sanitaria e la contestuale parificazione sulla restituzione della quota di accise sugli idrocarburi consumati in Sicilia. Un contenzioso ancora non sollevato che, alla luce del presente atto, non potrà essere portato avanti. Parliamo di una somma – precisa Tancredi – che supera abbondantemente i 2 miliardi di euro per il periodo che va dal 2007 al 2014. Ed è solo un esempio dei contenziosi possibili oltre a quello già in atto”.

“Credo che solo questo dato possa già far comprendere l’enorme danno procurato alla ‘casse’ regionali da questo accordo – puntualizza l’esponente del Movimento 5 Stelle – ed è sorprendente che in una Regione che ha enormi difficoltà per pianificare interventi per l’occupazione, dalla stabilizzazione di decine di migliaia di precari degli enti locali alle partecipate, fino ai forestali, per citare alcuni esempi, si rinunci ad ingenti somme che potrebbero dare un orizzonte differente a lavoratori che da anni vedono negato il loro diritto per esigenze di bilancio.”

” Di esempi se ne possono citare tanti altri – ci dice il parlamentare trapanese -. Infatti in tema di trattamento di fine rapporto per i dipendenti regionali, ad oggi, risulterebbe che l’apposito capitolo di bilancio è azzerato – stigmatizza Tancredi -: ciò significa che, stando così i fatti, chi è andato in pensione non potrà ricevere la liquidazione del Tfr”.

“Ed ancora risulterebbe che nel bilancio della Regione siciliana – precisa l’esponente grillino al Parlamento siciliano – non sia stato ancora acceso un apposito capito in entrata per la ricezione della quota spettante alla Sicilia della tassa pagata dai cacciatori siciliani allo Stato”.

Un saccheggio continuo e senza sosta, quello praticato nei confronti della Sicilia.

Nel suo affondo critico il parlamentare grillino analizza i numeri che escono fuori dall’accordo capestro firmato dal presidente Crocetta con il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan.

L’accordo prevede che, per il 2014, il patto di stabilità, fissato a 6,2 miliardi, venga rispettato dalla Regione siciliana con una spesa certificata di 6,198 miliardi di euro. Quello che emerge, invece, è che questo limite di 6,2 miliardi di tetto di spesa venga ridotto a 5,786 miliardi di euro per il 2014 ed a 5,665 per gli anni 2015, 2016 e 2017. Ciò significa una perdita netta complessiva nel periodo considerato – 2014/2017 – pari ad oltre due miliardi di euro, a fronte di un piccolo aiuto di circa 500 milioni di euro di liquidità attualmente in trattazione nella finanziaria ter all’Ars.

“E’ evidente che solo l’analisi dei numeri evidenzia un danno enorme che ricadrà sulle tasche dei siciliani – dichiara Tancredi – pregiudicando qualsiasi iniziativa volta alla crescita economico-produttiva. Anzi, rinunciando ai contenziosi e sommando le cifre che abbiamo appena illustrato, si arriva ad un importo difficilmente quantificabile, ma che è, con ogni probabilità, di poco superiore ai cinque miliardi annui”.

“Sto procedendo a verificare, quantificandolo nel dettaglio, tale ipotetico importo – sintetizza l’esponente grillino – dato che è oggetto di contenzioso in atto”.

La svendita attuata senza pregiudizi di sorta dal presidente Crocetta mira a salvarsi il ruolo nel futuro dello scenario politico nazionale? Quanto costerà ancora alla Sicilia ed ai siciliani l’interesse di pochi?

La gravità dei fatti è sotto gli occhi di tutti ed è bene che in sede di discussione della finanziaria ter la politica siciliana si interroghi e chieda il conto al governatore ed ai suoi alleati.

In ultimo, la clausola di salvaguardia che il governatore pensa di aver ottenuto è il punto n.3 dell’accordo in cui si dice “che è fatta salva la facoltà da parte dello Stato di modificare il predetto importo per gli anni 2014/2017 per far fronte ad eventuali esigenze di finanza pubblica”.

“Il nostro presidente della Regione – conclude Tancredi – ha così definitivamente messo nella mani del Governo nazionale le sorti della Sicilia e dei siciliani, di fatto smantellando l’Autonomia che a questo punto resta una pia illusione”.

Giuseppe Messina

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