Sequestrati beni per 500mila euro a Giuseppe Crispino U barberi è ritenuto affiliato al clan Trigila da 20 anni

Quattro veicoli, tra cui anche un’auto di lusso, una villa nella periferia di Noto, quattro appartamenti, quattro garage e due cantine tutti in uno stesso stabile in una zona residenziale di Noto e il totale delle quote societarie di un’impresa edile. Sono i beni, per un valore stimato di oltre 500mila euro, sequestrati al pregiudicato netino Giuseppe Crispino, detto u barberi. Il 42enne che da oltre 20 anni è ritenuto affiliato alla clan mafioso dei Trigila-Pinnintula e di cui, scalando le gerarchie, ha anche avuto il ruolo di reggente indiscusso.

Il provvedimento è stato eseguito questa mattina dal personale della divisione anticrimine e della squadra mobile della questura di Siracusa, su delega della procura. Le indagini hanno consentito di dimostrare la «qualificata pericolosità sociale del soggetto». Crispino, già quando era poco più che ventenne, era stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale perché considerato dal tribunale di Siracusa «persona di elevata
pericolosità per la sicurezza pubblica, dotata di manifesta personalità proclive al
delinquere
». 

Negli anni, la sua carriera criminale è proseguita tanto che nel luglio del 2018 è stato arrestato in flagranza dopo la perquisizione domiciliare di alcuni immobili nelle sue disponibilità (alcuni sono gli stessi che sono stati sequestrati oggi): lì gli agenti della squadra mobile aretusea avevano trovato quattro pistole, munizionamento comune e da guerra, 640 grammi di cocaina (per un valore di oltre centomila euro), un bilancino di precisione con tutto l’occorrente per il confezionamento della
sostanza stupefacente. 

Nello stesso mese, mentre si trovava già in carcere, Crispino era stato raggiunto da un’altra misura cautelare scaturita nell’ambito dell’operazione Araba Fenice che ha fatto luce sui meccanismi con cui il clan guidato da Salvatore Giuliano avrebbe controllato con i coltivatori e i rivenditori della zona sud della provincia siracusana. Le indagini patrimoniali adesso hanno consentito di accertare la sproporzione tra i redditi del nucleo familiare di Crispino rispetto all’effettivo patrimonio di
cui si è accertata la disponibilità, seppure i beni risultino formalmente intestati a terzi di
comodo. In particolare, nell’impresa di cui sono state sequestrate le quote societarie Crispino è risultato formalmente ingaggiato mentre, invece, avrebbe sempre agito da vero dominus.

Redazione

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