Senzatetto e stranieri, rete per soggetti deboli in città «Non accettiamo azioni discriminatorie verso nessuno»

Fare rete per combattere le discriminazioni che colpiscono i soggetti più deboli in città. È questo l’obiettivo che si pone l’amministrazione comunale, che adesso chiama a raccolta enti, associazioni, stakeholders e realtà locali che in tal senso si adoperano quotidianamente già da tempo. Tra i soggetti più colpiti da atti discriminatori le persone senza fissa dimora e i ragazzi stranieri. Ma il messaggio che vuole mandare l’amministrazione in realtà è rivolto a chiunque subisca una qualche violenza o a chi vi assista. «Non accettiamo azioni discriminatorie verso nessuno, è questo il messaggio che deve arrivare», dice chiaramente l’assessore alle Politiche sociali Giuseppe Mattina. «Per fare questo – spiega – serve attivare una rete che prenda in carico le persone, realizzando percorsi di assistenza legale, se necessario, ma non solo».

A rispondere al suo appello sono in tanti, dall’Arci Porco Rosso al Cesvop, e ancora la Clinica legale dei diritti umani di Unipa, Anirbas, Forum Antirazzista e l’Osservatorio Discriminazioni Razziali Noureddine Adnane, solo per citarne alcuni. Quest’ultimo, inoltre, insieme ad Arci svolge un ruolo chiave nell’azione che sta coordinando e lanciando il Comune, in un’ottica di comprensione della realtà attuale. «Ci prendiamo l’impegno di informare tutti che questo è possibile, che il Comune di fa garante di questi percorsi di accompagnamento, attivando strette collaborazioni con queste realtà ma anche con prefettura e questura», continua l’assessore Mattina. Che promette, intanto, di riattivare a breve il numero usato nel periodo invernale per le segnalazioni legate all’emergenza freddo. «D’estate, specie il prossimo mese, possiamo benissimo parlare di emergenza caldo – spiega -. Ripristineremo da lunedì il numero dedicato soprattutto agli anziani, che potranno recarsi in caso di bisogno in tutti i centri diurni e negli uffici comunali. Per i senzatetto possiamo chiedere un tot di bottiglie d’acqua ghiacciata alla protezione civile da tenere pronte in un posto dove i bisognosi possano recarsi». E c’è chi suggerisce anche di distribuire gelati e far circolare un’ambulanza presso cui misurare la pressione o fare brevi visite.

Ma, a sentire Sabrina Ciulla di Anirbas, un’idea utile potrebbe anche essere quella di indicare un posto dove i senzatetto in particolari condizioni di salute e bisognosi di cure quotidiane protratte nel tempo possano rivolgersi. «Andrea da tre mesi deve fare punture ogni giorno – racconta -. Quello che ha non rientra nel percorso standard di lunga degenza, ma intanto deve curarsi ogni giorno, quindi che si fa? Serve un posto per queste persone». Come un hospice, struttura a bassissima attività sanitaria (dalle punture alle fasciature alla misurazione della pressione, per intenderci) che a breve potrebbe essere avviata anche a Palermo, ma per i tempi ufficiali di avviamenti non si hanno ancora certezze. Tante le idee tirate fuori dal confronto fra i diversi enti della città, che si sono messi in gioco in un dibattito onesto e mirato nella sala riunioni di palazzo Natale. In molti hanno avanzato proposte, altri allarmi sulla situazione attuale. Specie quella degli stranieri a Palermo, una categoria quasi bersagliata negli ultimi tempi.

«Il fenomeno di marginalizzazione di questi cittadini è in aumento, e sono davvero diverse le ragioni che li portano a vivere in uno stato di forte disagio», racconta la dottoressa Laura Nocilla, esperta dell’area socio-assistenziale al Comune di Palermo. È lei a parlare, come possibile strumento a cui rifarsi, della Casa dei diritti sociali, uno spazio già attivo anche in altre città e aperto a chiunque necessiti di un confronto, di un supporto, di assistenza e dove poter sviluppare reazioni, risposte e politiche da attivare. Un’altra soluzione, in fatto di stranieri emarginati e discriminati, è il rimpatrio volontario assistito: una scelta che il migrante fa in autonomia, quella di tornare nel paese di origine, qualora non volesse più vivere, per le ragioni più diverse, in questa città. «Viene pagato loro il viaggio e gli viene dato qualcosa per poter ricominciare di nuovo, in genere riusciamo a concretizzare questo ritorno in circa due mesi, ma dipende comunque dal singolo caso», spiega.

«Noi vediamo solo la punta dell’iceberg – gli fa eco Fausto Melluso di Arci Porco Rosso -. Del venditore di accendini non sapremo mai se alle 4 di notte gli hanno dato due schiaffi derubandolo di tutto a piazza Sant’Anna. Non so onestamente come affrontare il fenomeno della recrudescenza delle violenze contro i cittadini stranieri, so però per certo che è un tema reale e come tale va affrontato tutti insieme, istituzioni in testa. Le forze politiche al momento mi sembrano più orientate verso altro, ma questa dovrebbe essere una priorità». 

Silvia Buffa

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