Senza fondi da 14 mesi, chiude comunità per minori  Comune: «Ministero non manda soldi da aprile 2018»

«Abbiamo aspettato, ma alla fine abbiamo dovuto chiudere tutto e licenziare chi non lo aveva già fatto da solo». Un’attesa, quella per ricevere pagamenti e retribuzioni, che per gli operatori di Crescere Insieme, comunità per minori stranieri non accompagnati, si protrae ormai da oltre 14 mesi. «Chiude per colpa di una burocrazia inefficiente e per la mancata visione della politica in generale, sia partitica e sia datoriale. Chiude perché il Comune non paga», osserva il responsabile della comunità Maurizio Li Muli. «Non si può pensare di lavorare nel sociale e fare cooperazione con ritardi nei pagamenti di oltre 14 mesi da parte dell’amministrazione comunale». 

«Il nostro lavoro – prosegue -, il lavoro di educatore, di assistente sociale, di sociologo, di ausiliare andava e va rispettato, da tutti ma prima di tutti proprio dal committente pubblico. Dispiace per i nostri ragazzi sparpagliati in giro in altre comunità, e che dovranno ricominciare a costruire un senso di appartenenza e dei rapporti con nuovi educatori, a scapito di un progetto educativo che viene regolarmente stravolto e cancellato. E spiace per i colleghi, tutti giovani laureati e non, che con oggi perdono un posto di lavoro, in una terra che lavoro non ha». Nell’attesa di quei soldi che dovevano già essere arrivati l’anno scorso, infatti, chi ha potuto ha tirato la corda fino alla fine, nel tentativo di resistere.

Ma in tanti, nel frattempo, si sono stancati e si sono dimessi. «Ho vertenze in corso, affitto arretrato e lettere degli avvocati del proprietario di casa e del condominio, un debito stratosferico con l’Inps – si sfoga il responsabile della comunità -. Insomma, dopo 14 mesi non abbiamo più risorse per andare avanti. E per i primi pagamenti dobbiamo aspettare l’approvazione dei debiti fuori bilancio, insomma non vedremo soldi almeno fino a gennaio-febbraio». Ma come si fa ad arrivare al punto di non ritorno? O, forse, sarebbe più corretto chiedersi come sia possibile andare avanti per tutto questo tempo senza alcuna risorsa, se non con le proprie forze e le proprie tasche, soprattutto.

«Ci dicono che gli uffici stanno lavorando e che in sette sette mesi recupereranno l’arretrato. Ma nel frattempo io come tanti altri abbiamo chiuso e licenziato il personale. Per i soldi ci dicono che i fondi comunali ci sono, ma sono stati ripartiti in malo modo. Mentre i fondi della prefettura tardano ad arrivare – spiega Li Muli -. Ma sono storie che sentiamo da qualche anno». Resta il fatto che la cooperativa sociale Rinascita, che gestisce la comunità costretta a chiudere battenti era in forte difficoltà da tempo, ormai. Una situazione che ha portato i dipendenti a vivere costantemente in deficit, tirando avanti improntando i propri soldi. Che però, a un certo punto, sono finiti rendendo impossibile affrontare ancora le spese indispensabili e basilari. E quindi? Tutti a casa, in barba a posti di lavoro e nuove vite cancellate con un colpo di spugna. O forse no.

«Il Comune è in ritardo coi pagamenti, è innegabile. Ma gli uffici da un paio di mesi stanno facendo di tutto per recuperare, e anche questo è innegabile – osserva l’assessore alla Cittadinanza solidale Giuseppe Mattina -. È cambiato il dirigente, sono stati potenziati i funzionari, è stato creato un servizio ad hoc che si deve occupare soltanto delle liquidazioni, mentre prima si occupava anche di altro. Più volte ho chiesto scusa a tutti per questa situazione, abbiamo attivato tutto quello che era possibile attivare per velocizzare ogni cosa. Ci sono Comuni che pagano molto più in ritardo rispetto a Palermo, ma questo per dire che tutti gli enti locali purtroppo si trovano in questa situazione. Il Comune di Palermo da aprile 2018 noi non riceviamo un centesimo dal ministero degli Interni». È da lì infatti che dovrebbero, in teoria, arrivare quei soldi che l’amministrazione ripartisce poi alle singole comunità. 

«Siamo in ritardo per una serie di ragioni – prosegue l’assessore Mattina -, noi ci siamo impegnati a mettere in pratica una serie di passaggi, abbiamo ricominciato a pagare, le determine non fanno più avanti e indietro dalla Ragioneria alle Attività sociali, stiamo anticipando risorse dal bilancio del Comune perché i trasferimenti di Stato e Regione che dovevano arrivare non sono arrivati. In questo momento l’obiettivo che abbiamo è quello di recuperare in sette mesi tutto il ritardo che si è accumulato». Tuttavia,  malgrado gli sforzi dell’amministrazione e le somme che cominciano nuovamente a essere erogate, una comunità come quella a Ballarò gestita da Li Muli ha comunque deciso di chiudere i battenti. Ma come funziona esattamente l’erogazione delle risorse per questo specifico settore?

«C’è un capitolo con cui paghiamo le rette dei minori italiani in comunità, i semi convitti, e i gruppi appartamento con cui vivono in questa città e nello stesso capitolo ci sono le rette dei neo maggiorenni stranieri, che quest’anno è di circa 16milioni e mezzo – torna a dire l’assessore Mattina -. Poi abbiamo un altro capitolo in cui ci sono soltanto le rette dei minori non accompagnati, complessivamente di 11milioni di euro, una cifra che è tale perché fino a due-tre anni fa noi avevamo oltre 700 minori stranieri non accompagnati, mentre oggi a Palermo ce ne sono soltanto 42, quindi ne utilizziamo circa 2milioni sugli 11 disponibili nel capitolo. Le somme sui minori stranieri non accompagnati sono comunque di totale competenza del ministero degli Interni – ribadisce -, che attraverso la rendicontazione della prefettura vengono trasferite al Comune di Palermo, che a sua volta paga le comunità che accolgono questi minori. I capitoli sono capienti, i soldi non sono stati utilizzati per nient’altro».

In ogni caso quei soldi non sono ancora mai neanche arrivati, quindi anche a volerli usare per qualcos’altro, sarebbe stato di fatto impossibile. I trasferimenti sono attesi, ormai, da aprile dell’anno scorso. Significa che, volendo fare i conti, da un lato c’è il Comune che non riceve risorse da 18 mesi, dall’altro Crescere Insieme che è senza stipendi invece da 14, vale a dire che l’amministrazione ha comunque coperto di tasca propria alcuni mesi. «Negli ultimi due anni, per la prima volta, il Comune di Palermo ha messo in bilancio le somme necessarie per pagare tutte le rette, quindi non ci saranno debiti fuori bilancio – aggiunge infine l’assessore Mattina -, quindi la copertura per tutti gli interventi nel bilancio del Comune è stata fatta ed è stata ripartita nella maniera adeguata».

Silvia Buffa

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