L’udienza è finita. I giudici della seconda sezione penale di Palermo sono entrati in camera di consiglio e non usciranno prima delle 18. Si attende dunque solo la sentenza per il processo a Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e omissione d’atti d’ufficio nel caso Open Arms, quando cioè, nel 2019, da ministro dell’Interno, Salvini impedì l’attracco alla nave Ong Open Arms con a bordo 147 persone, tra cui 27 minori, salvate dal naufragio e rimaste a bordo dell’imbarcazione fino alla decisione risolutiva prima del tribunale dei minori e poi del procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio.
L’aula bunker del carcere di Pagliarelli è gremita. Ci sono tutte e 27 le parti civili ammesse nel dibattimento e tra loro c’è pure Oscar Camps, fondatore della Ong spagnola Open Arms. Per Salvini invece ci sono il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, il vicesegretario federale della Lega Claudio Durigon, il sottosegretario Alessandro Morelli, Armando Siri e un folto gruppo di leghisti siciliani. Il leader della Lega rischia sei anni di carcere, tale è la richiesta da parte dei pubblici ministeri.
Durante l’udienza serrato lo scambio tra la procura e l’avvocata di Matteo Salvini, Giulia Bongiorno. Secondo la difesa, ai migranti sarebbero stati assicurati cibo e riparo durante la permanenza a bordo. Bongiorno ha anche attaccato la procura, rea a suo dire di avere commesso degli errori nell’interpretazione delle modalità di sbarco dei minori e nella redistribuzione europea dei migranti.
«Si fa confusione tra la capienza massima, di circa 300 persone, e la capacità di omologazione per i servizi a bordo di di Open Arms, che era invece per 19 persone, ovvero l’equipaggio – aveva detto prima la pm Marzia Sabella – Altra cosa è la vivibilità di 147 persone su una nave attrezzata per 19 persone. Ma il caso Open Arms è diverso da tutti gli altri. Qui viene emesso il divieto di ingresso nelle acque territoriali italiane, in questo caso entra autorizzata da autorità giudiziarie, qui era avvenuto accordo di distribuzione e non vi erano ragioni di sicurezza nazionale che impedissero lo sbarco. Di queste peculiarità e non di altro si deve occupare questo dibattimento e per questo insistiamo nelle nostre richieste».
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