Rimosso per eccessiva opposizione. Questa, una delle letture che Davide Faraone dà dell’annullamento, da parte del collegio nazionale di garanzia, della sua elezione a segretario regionale del Pd. La provocazione si accompagna all’annuncio di un’autosospensione – gesto simbolico che non ha effetti concreti – in attesa di capire se il partito sia ancora democratico. «Un partito che si chiama democratico non può cancellare la democrazia perché è cambiata la maggioranza: quello lasciamolo fare a Salvini o Casaleggio. Noi siamo diversi», scrive Faraone su Facebook.
Per il senatore di area renziana, che nei giorni scorsi si è stato protagonista di una marcia sulla Catania-Ragusa per attirare l’attenzione sulla querelle legata alla realizzazione dell’autostrada, l’annullamento sarebbe stata una forzatura anche da un punto di vista tecnico. «In punta di diritto è una follia – denuncia Faraone – la commissione di garanzia aveva già giudicato ricorsi sul congresso regionale. Con questa decisione il nuovo Pd cancella il principio giuridico del ne bis in idem». Sullo sfondo, comunque, rimane la questione politica. «Per la prima volta le correnti si prendono anche le istituzioni di garanzia. Hanno perso politicamente – è l’affondo del senatore – la buttano sui ricorsi: avranno tutte le carte bollate che meritano».
L’attacco alla nuova segreteria passa anche per un presunto fastidio che Faraone avrebbe suscitato nei vertici del partito con le iniziative condotte in prima persona in questi mesi. «Se mi hanno commissariato perché faccio troppa opposizione al governo, si sappia che da domani ne farò ancora di più. Forse il nuovo Pd dovrebbe occuparsi di fare opposizione a chi sostiene il governo di Di Maio e Salvini, non a chi – conclude – ha sostenuto i governi del Pd».
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