Sea Watch, la protesta per chiedere di aprire il porto «La negazione dei diritti dei migranti è inaccettabile»

«Da giorni è ripreso il calvario per altri 47 migranti a bordo della Sea Watch, che sta costeggiando la Sicilia orientale, in attesa di un porto sicuro. Il naufragio dei diritti umani è sempre più evidente». #apriteiporti è l’hashtag della manifestazione organizzata per il pomeriggio di oggi al porto di Catania dalla rete antirazzista catanese. Una sessantina di persone hanno esposto uno striscione bianco con la scritta a caratteri cubitali rossa e nera: «Stop the attack on refugees». Una forma di protesta per chiedere «all’amministrazione comunale catanese di aprire il porto della nostra città e non ripetere l’errore già fatto lo scorso agosto per la vicenda della nave Diciotti», dichiara a MeridioNews Alfonso Di Stefano della rete antirazzista catanese. 

Nel pomeriggio di ieri, dopo il sindaco di Palermo Leoluca Orlando e quello di Napoli Luigi De Magistris, anche il primo cittadino del capoluogo aretuseo Francesco Italia ha fatto sapere che «l’amministrazione comunale di Siracusa è pronta ad accogliere i 47 migranti che si trovano in mare aperto, a bordo della Sea Watch 3, avvalendosi della collaborazione della Curia e di tante associazione che sono state contattate e hanno dato la loro disponibilità». A mettere a disposizione le proprie case per accogliere i migranti, in caso di un eventuale sbarco, sono stati anche molti privati cittadini siracusani.

Continua anche la mobilitazione di una parte della società civile catanese «e sarà permanente così come lo è diventato il razzismo istituzionalizzato nei confronti dei migranti che arrivano di fronte alle coste delle nostre città», aggiunge Di Stefano che, insieme ad altri attivisti domani sarà presente alla manifestazione organizzata a Marina di Melilli, nel Siracusano, di fronte alla posto di fonda – a 1,4 miglia dalla costa – che è stato assegnato alla nave della ong. «Dopo l’approvazione del decreto Salvini – concludono dalla rete antirazzista catanese – il clima di intolleranza e la continua negazione dei diritti fondamentali dei migranti hanno purtroppo preso ancora più vigore».

La richiesta di aprire il porto di Catania all’accoglienza si oppone alle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Salvini che, in un video in diretta su Facebook fatto in risposta alla decisione del tribunale etneo di processarlo per sequestro di persona aggravato, ha chiarito che «non cambio di un centimetro la mia posizione: barche, barchini e barconi di scafisti, trafficanti, mafiosi, ong olandesi e tedesche… In Italia non sbarca nessuno. Ritenetemi sequestratore anche per i prossimi mesi». Adesso, il compito di decidere se accettare che il leader della Lega venga processato spetta al Senato, in particolare alla giunta per le elezioni e le immunità parlamentari presieduta da Maurizio Gasparri. La parola passa al Parlamento e il ministro ha dichiarato di non avere bisogno di protezione e di rinunciare, quindi, all’immunità. «Se dovrò essere processato per questo – ha detto Salvini – lo deciderà liberamente il Senato. Chi sono io per non farmi processare?».

Marta Silvestre

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