La Facoltà di Lettere ha già provveduto a non rinnovare i contratti del 55% del personale precario: 18 lavoratori su 33 alla data del 31 dicembre 2009. Ne rimangono attualmente soltanto quindici, ai quali è stata concessa una proroga temporanea del contratto “a progetto” in attesa dell’espletamento dei bandi per contratti di lavoro a tempo determinato (stesso numero di unità: quindici). Gli altri diciotto sono a casa. Una decisione netta, senza nessun ammortizzatore per attutire la scossa della perdita del lavoro, che ha provocato una coda di proteste.
Adesso tocca a Lingue. Nell’altra delle due facoltà che condividono l’ex Monastero dei Benedettini il taglio di unità sfiorerà il 70%. A fronte degli attuali 16 lavoratori, il budget della facoltà potrà sostenere soltanto 5 contratti a tempo determinato e ad orario parziale (24 ore settimanali). Saranno perciò ben undici i ‘licenziati’, con un drastico taglio delle capacità operative della facoltà per garantire i servizi essenziali, a partire dalla stessa apertura delle aule di studio, ma comprendendo anche i servizi di informazione e orientamento sulla didattica e il funzionamento del sito web.
Considerandole insieme – poiché devono gestire spazi e molte funzioni comuni – il personale disponibile era in precedenza di 16 per Lingue e 33 per Lettere, mentre il nuovo regime, provocato dal congelamento dei budget delle facoltà, porterà a 5 unità di personale a tempo determinato per Lingue e 15 unità per Lettere. Si passerà cioè da quarantanove a soli venti dipendenti (non a tempo pieno). Si tratta dunque di ventinove licenziamenti, salvo il recupero di uno dei collaboratori laureati per le esigenze dei contratti di scambio Erasmus, da mantenersi “a progetto” e con orario particolarmente ridotto.
Se ne è discusso nella seduta del consiglio di facoltà dell’1 febbraio. La facoltà è parsa orientata ad accogliere la proposta, condivisa dai lavoratori, di prorogare tutti i contratti a scadenza 31 marzo fino al 31 dicembre 2010. Si concederà così qualche mese in più ai licenziati per cercare delle alternative. Ma “l’ammortizzatore sociale” lo pagheranno gli stessi precari. Dall’inizio di aprile lavoreranno infatti a metà stipendio: 450 euro al mese. Una soluzione condivisa e meno traumatica; ma molto triste.
Per altro, i pochi “eletti” tra gli attuali precari di Lingue che dovessero riuscire ad aggiudicarsi i cinque posti triennali a tempo determinato guadagneranno meno di prima: il loro stipendio mensile sarà infatti di circa 750 euro. Parlare di “generazione 1000 euro” è diventata una forma di irrisione e cosa succederà sul piano del funzionamento della didattica non è possibile prevederlo.
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