Se Niko Pandetta mette nei guai il manager Nobile La serata al Tondicello e il reddito di cittadinanza

Fattura numero 1 del 2019, emessa a ottobre 2019. Intestazione: Vincenzo Pandetta. Destinatario: Franco Nobile. Così è il cantante neomelodico più famoso di Catania a fornire agli investigatori una prova del fatto che l’altrettanto noto manager degli artisti all’ombra dell’Etna avrebbe perso il diritto, secondo l’accusa, di percepire il reddito di cittadinanza. C’è anche il documento di Niko Pandetta, dunque, tra gli atti dell’indagine aperta a seguito della serata musicale che si è tenuta in via Fenga, nella zona del tondicello della Playa, lo scorso 12 ottobre. Sulla notizia diffusa ieri dalla questura di Catania emergono adesso nuovi dettagli. Non ultimi i nomi di alcune delle persone coinvolte (non Niko Pandetta, che con quella faccenda non c’entra nulla) e accusate, a vario titolo, di manifestazione non autorizzata, invasione di terreni pubblici, esplosione abusiva di fuochi pirotecnici e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche per la questione del reddito pentastellato.

Quello che è successo è piuttosto semplice: un ragazzino, minorenne, si fa male a una gamba. L’abitazione della sua famiglia è proprio nella strada in cui si tiene il concerto, al pianterreno. Salvatore Massengo, padre del bambino, è un grande fan della musica napoletana. Così si fa un concerto, proprio in quel vicolo. Il palco composto da alcune pedane è montato in strada, il pubblico rende impossibile il passaggio di eventuali veicoli. Nei fatti, la stradina viene pedonalizzata per l’evento. Tra i denunciati figurano volti noti della musica neomelodica catanese: Franco Accardi, Andrea NataleFrancesco Stuto, Alessio Ossino, per citarne alcuni. 

Appena entrano in scena le due star della serata esplodono i fuochi d’artificio: Peppe D’Agostino e Agata Arena, che hanno duettato nel singolo Quartiere Librino 2. Il primo, oltre che il cantante neomelodico, di professione fa l’operaio della Dusty, la ditta che si occupa della raccolta dei rifiuti nella città di Catania. In una foto pubblicata sul profilo Facebook di Massengo, D’Agostino lo abbraccia impugnando quella che potrebbe sembrare una pistola. «Una bomboniera che c’era in quella casa, una scemenza», replica a MeridioNews l’artista neomelodico. «Io non c’entro niente – continua D’Agostino – Non ho fatto niente da male. Ho cantato quella sera, gratis, perché conosco il bambino che s’è fatto male da quando era piccolo. L’ho fatto per lui. Se mi chiedono di cantare dico di sì e ci vado, non mi occupo io dell’organizzazione, delle autorizzazioni e di tutto il resto, non ne sapevo niente». 

«Sono incensurato, non mi è mai capitato niente del genere – aggiunge il cantante – Sono rimasto due ore in una stanza a parlare con i poliziotti, con la paura che possa succedere qualcosa al mio posto di lavoro. Io che mi spacco la schiena ogni giorno. Io lo so che per cantare servono le autorizzazioni, il suolo pubblico e tutto il resto, ma non me ne sono mai occupato in prima persona». Anche l’accusa sui fuochi d’artificio, per lui, non si spiega: «Stavo cantando, si vede nei video, è ovvio che non ero io a farli scoppiare».

Capitolo a parte va aperto su Agata Arena. È lei a essersi presa la scena mediatica negli ultimi tempi: nipote del boss Giovanni Arena, arrestato nell’ottobre 2011 dopo 18 anni di latitanza quando era uno dei trenta più pericolosi d’Italia. È poi cugina di Massimiliano, 36 anni, evaso ad agosto dalla comunità di Martina Franca (dove stava scontando gli arresti domiciliari per mafia) e arrestato a metà ottobre 2019 in una villetta sul mare, a Vaccarizzo, dove trascorreva la sua vita da latitante. C’è poi il fratello di Agata Arena, Agatino Assunto, arrestato nell’operazione antidroga Bergen town sullo spaccio di sostanze stupefacenti alle Due torri, il complesso di case popolari di viale San Teodoro, a Librino, di fronte al Palazzo di cemento.

Infine c’è lei, Agata ‘a liuna. L’11 ottobre 2019 le forze dell’ordine hanno reso noto di averla beccata a usare i soldi del reddito di cittadinanza, che percepiva da qualche mese, per incidere il suo primo disco. Pubblicizzato tramite affissioni pubblicitarie abusive. Secondo l’accusa che le veniva mossa all’epoca dalle forze dell’ordine, pur lavorando in un piccolo supermercato a conduzione familiare, avrebbe percepito circa 700 euro al mese di reddito di cittadinanza. Subito revocati da parte dell’Inps.

Secondo quanto appreso da MeridioNews, però, la cantante aveva di nuovo fatto richiesta per ottenere il sussidio da parte dello Stato. Nonostante la legge stabilisca che, dopo la revoca, per ottenerlo di nuovo sia necessario attendere diversi mesi. Un cortocircuito in qualche ufficio, però, ha fatto passare la pratica di Agata Arena, che così aveva ricominciato a percepire il reddito di cittadinanza. Stavolta per oltre 750 euro al mese, una cinquantina in più di quanti ne otteneva, secondo l’accusa illecitamente, fino a prima dell’intervento della polizia.

Di reddito in reddito: Franco Nobile lo prendeva da un paio di mesi quando gli è stato bloccato a seguito dell’indagine sul concerto di via Fenga. Lui che lì neanche c’era: «Ero a Bari – dichiara Nobile – in concerto con un altro artista, ci sono le mie dirette Facebook a testimoniarlo». Il suo nome, però, figura nella locandina tra gli organizzatori: «Non ci posso fare niente, non è colpa mia: a Catania mi conoscono e spesso usano il mio nome anche senza che io ne sappia niente». Così si trova indagato per un fatto avvenuto mentre si trovava al di là dello Stretto. Ma il reddito di cittadinanza? «Da quando non posso più organizzare le feste perché non le autorizzano, ho fatto la richiesta e me l’hanno dato». I soldi di Niko Pandetta, invece, sarebbero stati «un regalo, a titolo personale», per l’attività di autista durante un tour nella penisola. La fattura, però, mette in discussione la tesi del regalo e rischia di configurare un guadagno non comunicato all’Inps. Cioè una delle cause di decadenza dal diritto all’aiuto statale.

Luisa Santangelo

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