Trentaquattro anni fa moriva assassinata a Roma Giorgiana Masi, una giovanissima studentessa del Liceo Scientifico Louis Pasteur che prendeva parta a una manifestazione di piazza. Il nome di chi le sparò non si è mai saputo. I suoi compagni, come ogni anno, hanno deciso di ricordarla per chiedere ancora giustizia
Era il 1977. Il Partito Radicale, sfidando il divieto, imposto da qualche settimana dal Ministro dell’Interno Francesco Cossiga, di organizzare manifestazioni pubbliche indette da partiti non riconosciuti nell’arco costituzionale, aveva organizzato per il 12 maggio un sit-in in piazza Navona per festeggiare l’anniversario della vittoria del referendum sul divorzio.
L’iniziativa divenne lo spunto per molti appartenenti al Movimento e gruppi della sinistra extraparlamentare per protestare contro la diminuzione degli spazi di espressione politica e il clima di dura repressione. Le vie e le piazze del centro storico romano furono invase da migliaia di manifestanti di tutte le età. La contrapposizione tra le forze di polizia e i manifestanti divenne una vera e propria guerriglia urbana.
Giorgiana, aveva diciannove anni. All’incirca alle 8 di sera, venne raggiunta da un proiettile in piazza Belli, ancora oggi non si sa sparato da chi. Le indagini sulla sua uccisione sono, infatti, state chiuse nel 1981 per impossibilità a procedere essendo rimasti ignoti i responsabili del reato. Questure e massime autorità negarono le responsabilità dell’omicidio, attribuendo alle file dei manifestanti gli individui armati che facevano fuoco. Persone – improvvisatesi reporter – avevano però fotografato quelli che, dopo numerose smentite, verranno poi riconosciuti come funzionari al servizio dell’ordine pubblico infiltrati tra i manifestanti. Per l’ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino, le varie interviste di Cossiga sull’accaduto confermerebbero come “quel giorno ci possa essere stato un atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell’ordine democratico, quasi un tentativo di anticipare un risultato al quale per via completamente diversa si arrivò nel 1992–1993” (Fonte Wikipedia).
Anni lontani, quelli. Eppure fu proprio il senatore Cossiga, Ministro dell’Interno dell’epoca, ha dichiarato durante un’intervista rilasciata al Quotidiano Nazionale il 22 ottobre 2008, durante un periodo di manifestazioni di piazza: “Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero Ministro dell’Interno. Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle università, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco la città. Dopodichè, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovrà sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri, nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale”.
Sul nome e sull’uccisione di Giorgiana sono state tante le speculazioni politiche e ideologiche dal 1977 ad oggi. Giorgiana era solo una studentessa, una giovane donna, desiderosa di difendere i suoi diritti di libertà e di democrazia,che andò in piazza quel giorno proprio per questa ragione e non certo col pensiero di poter morire. Le sue battaglie e quelle di tante sue compagne e compagni di quegli anni difficili, ma fecondi, hanno portato a conquiste di cui oggi godiamo. Forse, anche in memoria di Giorgiana, dovrebbero essere difese con più passione e vigore. Se la giustizia istituzionale non è mai arrivata, può consolare la giustizia della memoria?
Le compagne e i compagni di Giorgiana anche quest’anno hanno voluto dedicare il loro impegno a perpetuarne il ricordo. In mattinata si è tenuta una conferenza stampa, nel corso della quale è stato evidenziato come alcune delle problematiche di quegli anni abbiano molti elementi in comune con le vicende politiche odierne. Nel pomeriggio, invece, è stata organizzata una manifestazione a Ponte Garibaldi con interventi e ricordi dei partecipanti, seguita da una serata di musica nella vicinissima piazza Belli.
Sui manifesti dell’iniziativa il volto di Giorgiana appare accanto ad una bellissima poesia, dedicatele dalle sue compagne dopo la morte:
“… se la rivoluzione d’ottobre
fosse stata di maggio
se tu vivessi ancora
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio
se la mia penna fosse un’arma vincente
se la mia paura esplodesse nelle piazze
coraggio
nato dalla rabbia strozzata in gola
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza
se i fiori che abbiamo regalato
alla tua coraggiosa vita nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande
della lotta di noi tutte, donne
se…
non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita
ma la vita stessa, senza aggiungere altro”.
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