Torno dopo tanti anni a prendere una boccata di aria pura in quel di Tarderia. Mi piacciono le strade poco trafficate, perché sono quelle in cui si può godere il viaggio in sé, così prendo una stradella pedarese, quella che conduce al ristorante Belladonna. Noto inizialmente alcuni bidoni privati, posti per la differenziata porta a porta, l’ultima moda in fatto di spazzatura. Personalmente ho sempre trovato bizzarro questo modo di raccogliere la spazzatura: ritengo infatti che il consumo di nafta da parte di chi lo effettua sia superiore a quando si usano cassonetti comuni.
Suvvia, esistono anche episodi felici, pensando a quel paesino sperduto dei Nebrodi dove i muli sostituiscono il trasporto meccanico. Ma è un altro paio di maniche. Ben mi ricordo che una delle piaghe della Tarderia è la presenza di randagi, la cui abitudine è quella di rovistare tra i rifiuti spargendoli ovunque, assenti nel paesino medioevale sperduto tra i monti. Pedara inoltre è un grosso centro abitato circondato da ampi terreni coltivati, dove non è affatto proponibile un servizio di nettezza urbana a dorso di mulo. Non faccio in tempo a completare questo giro di pensieri che mi accorgo di aver appena lasciato l’ultima casa abitata. Il segnale è chiaro ed inequivocabile: entrambi i bordi della strada convertiti in discariche abusive. In pratica, la strada è pulita finché ci sono residenze, appena queste cessano è terra di nessuno. La stessa strada. Assurdo.
Chi e perché tiene al trasformarsi di una strada pubblica di transito residenziale in pattumiera? La risposta è paradossale. Gli stessi residenti. Già, perché la differenziata non sempre funziona, non come vorremmo almeno. Spieghiamo meglio. Tarderia è uno di quei posti in cui non si abita, ci si trasferisce durante la bella stagione in fuga dalla calura estiva. Ma non solo Tarderia: tutte le campagne attorno a Pedara, Nicolosi, Trecastagni, Viagrande e se vogliamo allontanarci un po’ anche Ragalna e Zafferana sono luoghi di villeggiatura estiva, solitamente di chi risiede a Catania città. Quindi la TARSU non viene pagata ai detti comuni i quali dunque non effettuano il servizio nei confronti dei villeggianti. Un’arma a doppio taglio. Il villeggiante produce inevitabilmente(?) spazzatura, non vede cassonetti (c’è la porta a porta), pertanto si sente obbligato moralmente a trasformare splendidi paesaggi riconosciuti Patrimonio dell’Umanità (già, Tarderia si trova all’interno del perimetro del Parco dell’Etna) in abominevoli luoghi di putridi scarti della civiltà. O meglio, dell’inciviltà.
Il paradosso maggiore quindi è che la raccolta differenziata porta a porta, che dovrebbe portare benefici e pulizia all’ambiente, favorisce le discariche abusive. Il tutto nella più totale assenza di controlli in un territorio forse troppo vasto e complesso da gestire, dove l’abbandono è forse il principale biglietto da visita.
Iorga Prato
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