Le dichiarazioni di Gianfranco Miccichè sulle presunte pressioni di Gesualdo Campo, per impostare la moglie come direttore del museo Palazzo Riso, non ci sorprendono per il contenuto ma, se fossero provate, sarebbero l’ennesima conferma che il ‘sistema Sicilia’ portato avanti da questo governo regionale è retto su un’impalcatura infarcita di clientele e nepotismi come più volte da noi denunciato”.
Lo sostengono in una nota E’ quanto sostiene in una nota gli esponenti del Cobas/Codir, il sindacato che rappresenta il maggior numero di dipendenti della Regione siciliana. “D’altra parte, il dottore Campo, dirigente generale dei Beni culturali, senza alcuna censura da parte di nessun componente del governo – si legge sempre nella nota dl sindacato – si era già fatto conoscere per la disparità di trattamento riservata ai dirigenti dell’assessorato regionale ai Beni culturali aventi la stessa posizione della moglie a cui era, invece, stato attribuito proprio da lui (marito e dirigente generale del dipartimento) un salario accessorio superiore”.
“La politica, e più espressamente il governatore Raffaele Lombardo, anzi – prosegue – aveva premiato la famiglia Campo anche con l’assunzione a tempo determinato, senza alcuna procedura a evidenza pubblica (intuitu personae), della figlia dello stesso dirigente generale presso l’ufficio di Bruxelles. Evidentemente, in Sicilia la parola decenza è stata messa al bando dal vocabolario della politica.
Ci chiediamo – conclude il sindacato – quale possa essere su questa vicenda il pensiero di due magistrati, Massimo Russo e Caterina Chinnici, componenti di questa giunta regionale e il cui silenzio diventa sconcertante”.
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