Se gli studenti processano Oreste

E’ giunta alla sua XI edizione la rappresentazione del processo penale messa annualmente in scena dagli studenti della Facoltà di Giurisprudenza.

Sul palco del Teatro Ambasciatori, messo a disposizione dal presidente del Teatro Stabile, Giuseppe Dipasquale, gli studenti si sono improvvisati cantanti e attori, reinterpretando la terza parte della trilogia Orestea, le Eumenidi.

La rappresentazione è stata curata, come si ripete ormai da undici anni, dalla professoressa Dina Di Martino, docente delle discipline penalistiche presso la facoltà di Giurisprudenza, coadiuvata dalla dottoressa Bellomo, che si è occupata della scenografia. Tra i contributi di rilievo anche quello del Procuratore aggiunto di Catania, Renato Papa.

I futuri giuristi si sono cimentati nella realizzazione di un vero e proprio musical, al di fuori di qualsiasi tornaconto personale, dato che fino allo scorso anno la rappresentazione non ha ricevuto nessun riconoscimento scolastico a livello di crediti formativi. Ciononostante sul palco non sono mancati impegno, carica motivazionale né emozionale, tanto da trasformare un antico contesto in una brillante trattazione di omicidi, tema assai caro ai recenti fatti di cronaca.

Come a dire che gli antichi hanno previgentemente anticipato anche molti drammi della contemporaneità.

In scena una sorta di “Beautiful dell’orrore”, in cui allo schema di lui che ama lei e di lei che ama qualcun altro, si sostituisce quello di lui che uccide lei e lei che massacra qualcun altro. E, come in ogni soap di tutto rispetto, i migliori intrighi si consumano in famiglia.

E’ Agamennone a macchiarsi del primo delitto, immolando la figlia Ifigenìa agli dei, per ottenerne il favore nella guerra di Troia, città il cui nome si presta agilmente ad una delle tante battute ironiche del musical.

S’innesta così un vero e proprio ciclone di vendette: la madre Clitennestra vendica la figlia Ifigenìa uccidendo il marito Agamennone, perendo poi per mano del figlio Oreste, vendicatore del padre Agamennone.

Ed ecco il centro della vicenda giuridica: il processo ad Oreste, voluto dalla dea Atena, che istituisce un tribunale ad hoc per il presente e per tutte le vicende future: l’Aeropago.

Un intreccio inquietante, di morte e vendetta, ‘alleggerito’ dal riadattamento non solo del testo recitato, ma anche di molte canzoni della musica leggera italiana. E’ così che “Non ho l’età” diventa “Non ho l’età per crepare”, cantata dalla giovane Ifigenia o che “Fatti mandare dalla mamma” diventa “Ho fatto fuori mia mamma”, intonata da Oreste.

In scena, tra gli altri, anche le raccapriccianti- nonché brillanti- Erinni, un delizioso Apollo e un divertentissimo collegio di giudici, tra cui Malatòs e Schizofrenòs, i cui nomi si commentano da soli.

Antonia Maria Arrabito

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