La legalità, innanzi tutto. Quella vera. Fatta di rigoroso rispetto della legge. O, magari, d’interpretazione della legge. E se ce n’è di bisogno – ma solo se ce n’è di bisogno – di ‘rilettura’ motivata della norma. Nel rispetto della forma, tralasciando – solo in casi speciali – la sostanza. Sì, anche la legalità, se è il caso, si applica per i cittadini comuni e si interpreta per gli amici. Ma solo per la Sicilia e per gli ‘amici’ siciliani.
Questa è oggi la nostra Isola del Diritto. Questa è la Sicilia di Raffaele Lombardo, un presidente che, nel rispetto rigoroso della legge, la reinventa, con l’altrettanto rigoroso ausilio di valenti giuristi.
Prendiamo la nomina del segretario generale della presidenza della Regione siciliana. Tutti pensano – ingenui e privi di fantasia – che per ricoprire questa carica serva una grigia laurea in Giurisprudenza. Chi l’ha detto? Ma perché?
Questa carica può essere ricoperta anche da un filosofo. Meglio se da un matematico. Meglio ancora se da un medico, magari di tradizione galenica. Basta con questi giuristi con il’bollo’. Largo ha chi ha più fantasia.
I soliti miserabili diranno: ma un’amministrazione regionale che ha al proprio interno mille e 800 dirigenti deve andare a scegliere un segretario generale esterno, in modo che costi di più? Certo. Lo può fare. Anzi, a dir la verità il Governo Lombardo l’ha fatto. Lo ha ben fatto.
Ma ha fatto altro, il Governo Lombardo. Ha nominato dirigenti generali personaggi che non avevano i titoli per esercitare questo compito. Prima li ha nominati e poi si è pensato a fargli acquisire i titoli. E’ sbagliato? E chi l’ha detto?
Se lo si fa nella Sanità, perché non lo si deve fare anche in altre branche dell’amministrazione? Chi l’ha detto che i titoli debbono essere esibiti prima di mettere le ‘carniere’ un incarico? Si possono prendere anche dopo. In Sicilia abbirsannu i carti si po’ fari tuttu…
Certo, ancora non abbiamo visto un architetto manager della sanità. ma dov’è scritto che non lo vedremo? Tutto è possibile.
Questo è oggi in Sicilia il Diritto amministrativo: un ‘qualcosa’ che si prende, si stira, si tira, si molla, si lava, si insapona, si stende, si asciuga (con questo caldo ci mette pochissimo), si indossa, si usa, si abusa, si appende, si buca, si cuce, si cuoce, si scola, si condisce, si gusta. E, ancora, si assapora, si bagna, si piega (ma non si spezza: questo mai!), si infila nei cassetti, si accende, si spegne, si infiamma, si scolora, si accartoccia, si fa a rotoli e poi…
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