Scuole elementari, numero chiuso anche per i bambini  «Pochi posti, mi hanno detto: “Mandi suo figlio alla privata”»

Marianna ha tre figli piccoli, vive a Catania e lavora. Ha una sua impresa ben avviata, alcuni dipendenti, molti impegni. Deve iscrivere il suo bambino, cinque anni, alla scuola elementare. Quando ha compilato il modulo d’iscrizione sul sito del ministero dell’Istruzione ha indicato due preferenze: due istituti, il comprensivo San Domenico Savio di via Sgroppillo, dalle parti del suo ufficio; e il circolo didattico Pizzigoni, nei pressi della struttura dove studia il suo primogenito. Marianna, il nome è di fantasia, non si aspettava che il 25 febbraio, dieci giorni dopo la scadenza del termine ultimo per presentare le richieste, si sarebbe ritrovata senza un posto dove far iniziare le elementari a suo figlio. «La prima scuola era già piena e mi hanno rimandato alla seconda, ma anche la seconda scuola era piena e mi hanno ri-inviata alla prima. E loro, ieri, mi hanno detto che avevo mezza giornata di tempo per segnalare una terza preferenza», racconta la donna, catanese di 38 anni. «Il fatto è che hai la precedenza nelle scuole intorno a dove hai la residenza, ma per una persona che lavora è l’ufficio a dover essere vicino, no?».

Dal 15 gennaio al 15 febbraio, era necessario compilare un documento sul portale del Miur. «Le iscrizioni online sono obbligatorie per gli alunni del primo grado delle scuole statali – si legge sul sito istituzionale – Da questa pagina puoi scegliere o cercare la scuola». «Però, se ci sono iscritti in esubero, cominciano i rimpalli», spiega Marianna. Rimbalzata dalla Savio alla Pizzigoni e dalla Pizzigoni di nuovo alla Savio. Tutt’e due i presìdi scolastici erano già troppo pieni. Così ha cercato disponibilità alla Edmondo De Amicis di via Eleonora D’Angiò. Ed era tutto occupato anche lì. «Scegliere una scuola elementare non è una cosa semplice: è il posto che frequenterà mio figlio per i prossimi cinque anni, oltre alla logistica si devono considerare gli approcci educativi, i metodi di insegnamento. Non è che puoi andare a bussare a tutte le porte e scegliere in base a dove ti dicono che c’è posto. Serve un po’ di tempo, bisogna pensarci bene», prosegue. «Una preside mi ha anche detto: “Signora, intanto perché non lo manda alla scuola privata?”. Ma la dirigente di una scuola pubblica può mai consigliarti di andare a una privata? Può dire una cosa del genere?».

«Sono madre di tre figli, la scelta dell’istruzione da dare loro non è banale», ripete Marianna. Ad aggiungere un elemento di difficoltà alla sua ricerca è l’età del bambino: nato a gennaio, compirà sei anni solo tre mesi dopo l’inizio della prima elementare, cioè nel 2016. «Formalmente, quindi, è un anticipatario. Di conseguenza i bambini che compiono sei anni nel 2015 hanno la precedenza». Nella sua stessa situazione, poi, sono in tanti. Alcuni Marianna li conosce perché sono i genitori dei compagni d’asilo dei suo quasi sei-enne: «Siamo in contatto in ogni momento della giornata. È buffo perché ci facciamo domande del tipo: “Ce l’hai fatta? Tu sei entrato?”». Un po’ come gli universitari davanti alle graduatorie delle facoltà a numero chiuso. «Proprio così», commenta. «Prendiamo la scuola Savio, per esempio. Non stiamo parlando di grandi numeri, è una struttura piccola, ogni anno formano solo tre classi ma, per la grande richiesta, stanno costruendo la quarta. Mio figlio e altri 15 bambini rimangono fuori perché non ci sono le risorse né gli spazi per farne una quinta».

Luisa Santangelo

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