Scuola, una mano per i minori a rischio Ma dal Comune tagli drastici all’assistenza

A pochi giorni dall’inizio del nuovo anno scolastico, il Comune di Catania ha aderito a Una mano per la scuola, l’iniziativa di solidarità lanciata dall’Ipercoop per raccogliere materiale didattico da regalare alle famiglie in difficoltà. Per due fine settimana – sabato 7 e domenica 8 settembre e successivamente sabato 14 e domenica 15 – sarà possibile acquistare zaini, diari, astucci, quaderni, ma anche semplici prodotti di cancelleria, e consegnarli ai volontari di numerose associazioni benefiche etnee – tra cui Fondazione Ebbene, Cappuccini, Caritas, Comunità di Sant’Egidio, Famiglie e solidarietà, Migrantes e Talità kum – che, coordinate dall’assessorato al Welfare dell’amministrazione etnea, stazioneranno davanti al centro commerciale Katanè di Gravina e si occuperanno della raccolta e della successiva distribuzione a chi he na bisogno.

Una mano per la scuola è simile in tutto e per tutto ad una colletta alimentare, solo che stavolta si tratta di raccogliere tutto il necessario per il corredo scolastico. «Chiunque può comprare qualcosa e darla ai volontari – spiega Giuliana Gianino del centro Talità kum, che offre assistenza educativa ai bambini in difficoltà del quartiere Librino – e basta poco per aiutare, anche semplici penne, matite o gomme». Perché sono sempre più numerose le famiglie che, soprattutto nei quartieri periferici, non sono in grado di sostenere la spesa. «I genitori si tolgono il pane di bocca, ma le difficoltà aumentano sempre di più – continua Gianino – Dare ai bambini il diario, i quaderni o il portapenne, permette ai genitori di mandare i figli a scuola con dignità, a non farli sentire diversi. Per un bambino andare dignitosamente a scuola è molto importante». Per questo, insieme ad altre associazioni, i volontari del Talità kum – che assistono circa 120 ragazzini in età scolare – sono stati coinvolti nell’iniziativa, «che riteniamo ottima», sottolinea la presidentessa. «Insieme a noi sono state scelte associazioni che hanno sede in quartieri diversi, per aiutare in tutta la città – spiega Gianino – Speriamo possa esserci un buon riscontro e che sia anche un modo per sensibilizzare».

Un’iniziativa benefica a cui il Comune etneo ha aderito per dare una mano alle famiglie catanesi in difficoltà, ma anche per contribuire a riparare – almeno in parte – i gravi disagi che potrebbero subire centinaia di nuclei familiari a causa della mannaia dei tagli che si è abbattuta sugli istituti educativi assistenziali, enti che offrono sostegno educativo e sociale a centinaia di minori svantaggiati. Non solo dal punto di vista scolastico. L’assessore al Welfare Fiorentino Trojano, infatti, ha annunciato un piano organizzativo che prevede drastiche riduzioni delle risorse da destinare ai centri in convenzione con il Comune per l’anno 2013/2014. Decurtamenti che, come spiega Salvatore Caruso, presidente provinciale dell’Unione nazionale istituzioni e iniziative di assistenza sociale, toccheranno circa il 50 per cento. «Su 750 ragazzi assistiti fino ad adesso, nel quadrimestre cha va da settembre a dicembre il servizio potrà essere assicurato solo a 380. E gli altri che fanno?».

Tagli che, secondo l’assessore Trojano, sono da imputare alle «conseguenze del piano di rientro voluto dalla scorsa amministrazione», si legge in una nota diffusa dal Comune. «Non sono stati lasciati fondi sufficenti – continua – era chiaro ed evidente fin da allora, infatti, che la cifra stanziata nel bilancio dalla passata amministrazione non sarebbe stata sufficiente a coprire l’assistenza per i bambini. Ora lavoriamo per rimediare a quelle scelte». Ma che, per il presidente dell’Uneba Catania, se non si troverà una soluzione andranno a «ripercuotesi in maniera gravissima sui minori dei quartieri più svantaggiati, poveri e a rischio della nostra città, oltre che sulla permanenza degli attuali livelli occupazionali e per molti istituti anche con conseguenze drammatiche e l’eventuale chiusura».

Una situazione difficile, per cui iniziative come Una mano per la scuola sono «assolutamente insufficenti», sottolinea Caruso. «Per quanto l’interessa da parte dal privato a sostenere le famiglie bisognose possa essere lodevole ed auspicabile – continua il presidente provinciale -, non saranno scatole di colori o quaderni a risolvere il problema». Ad orbitare intorno al mondo degli istituti educativi assistenziali per minori, infatti, ci sono «un profondo disagio sociale, povertà, e incapacità delle famiglie a sostenere i figli in maniera dignitosa, che non li mortifichi davanti ai ragazzi che si possono definire “normali”». Quindi, per Caruso, «ben vengano le iniziative, ma si tratta solo di interventi sporadici e limitati nel tempo, che non garantiscono l’assistenza necessaria».

Nei giorni scorsi, la sezione catanese dell’Uneba ha dichiarato lo stato di agitazione per gli istituti associati all’unione – nove sui 14 presenti sul territorio etneo e convenzionati con il Comune – inviando comunicazione al prefetto, al sindaco Enzo Bianco, all’assessore ai Servizi sociali e ai capi gruppo al consiglio comunale. Ad essere a rischio, secondo il presidente, sarebbe «l’assistenza a centinaia di ragazzi e famiglie in difficoltà, non solo a livello educativo, ma anche per tutta una serie di attività di sostegno sociale». Oltre a decine di posti di lavoro. Ma la presa di posizione ufficiale non ha ancora ottenuto risposte. «Nessun riscontro, attendiamo notizie», spiega Caruso. E, a pochi giorni dall’inizio della scuola, «non sappiamo neppure se gli istituti devono aprire quest’anno», lamenta. «Se entro oggi, dopo l’ennesimo sollecito, non riceveremo comunicazioni dalle istituzioni competenti, chiederemo un incontro con il primo cittadino e la prossima settimana organizzeremo delle manifestazioni esterne di protesta – conclude Caruso – Questa poca attenzione da parte dell’amministrazione non può passare inosservata».

 

[Foto di Cifa Onlus]

Perla Maria Gubernale

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