Scuola, tra l’ansia del concorso e il timore del Covid «Partirò bardata». Cgil: «Procedura andava rinviata»

«Partirò bardata, con mascherina, guanti, gel igienizzante e comunque dovrò convivere con il timore di tornare a casa con il virus». A parlare è una delle tante persone che in queste settimane stanno partecipando al concorso straordianrio per diventare docenti di ruolo. Il piano assunzioni – deciso dal governo anche per andare incontro alle esigenze connesse alla pandemia di Covid-19 a partire dalla necessità di facilitare il distanziamento sociale – coinvolge precari di tutta Italia e la maggior parte delle regioni nelle vesti di location per lo svolgimento delle prove scritte. Tra queste c’è la Sicilia. Sono numerosi gli istituti che ospiteranno i candidati non solo isolani ma anche provenienti da quelle regioni che il ministero dell’istruzione ha accorpato in base al numero di richieste per le classi di concorso e il numero di posti a disposizione.

Quello che in altri tempi sarebbe stata salutata come un’occasione preziosa, ovvero la possibilità di entrare nell’organico ministeriale in pianta stabile, in tempo di Covid-19 ha creato particolari disagi. Al punto che i sindacati in blocco hanno chiesto di rinviare le prove in un momento più sereno. Lo stesso ha fatto il governo Musumeci con una nota inviata al ministero dell’Istruzione, dove si sottolinea l’esigenza di stoppare le prove in programma fino alla metà del mese. «Siamo ovviamente favorevoli alle assunzioni, ma è innegabile che l’intera organizzazione del concorso abbia lasciato a desiderare – commenta Maria Grazia Pistorino, segretaria nazionale di Flc Cgil – Non c’era motivo di impuntarsi a fare svolgere le prove in una fase in cui i contagi sono in risalita». Se da una parte il timore è quello di contrarre il Covid, dall’altra c’è anche chi non potrà giocarsi le proprie possibilità. Questo è il caso di chi è costretto all’isolamento fiduciario dopo essere entrato in contatto con soggetti positivi. «Non sono pochi – prosegue Pistorino -. Lo abbiamo fatto presente alla ministero ma al momento pare che non organizzeranno prove suppletive».

Tra chi nelle prossime ore si metterà in viaggio per affrontare la prova c’è Daria, 39enne palermitana che insegna spagnolo. «Andrò nel Lazio, dove si svolgerà il concorso per l’unico posto disponibile in Toscana – racconta la docente a MeridioNews -. Le possibilità sono inevitabilmente poche ma ci voglio provare, ma le condizioni sono tutt’altro che ideali. Prenderò tutte le precauzioni del caso, ma viaggiare sui mezzi pubblici per poi condividere l’aula con persone provenienti da più parti d’Italia non mi rassicura». A casa la donna lascerà la figlia ma il pensiero va anche la mamma e la suocera. «L’ultima cosa che vorrei fare è dover mettere a rischio la loro salute. Ma lo stesso vale per i miei alunni a Palermo. Non c’è alcun protocollo che prevede che tornata da questo viaggio io debba rimanere in isolamento o venga sottoposta al tampone. Lo farò privatamente, ma per questione di responsabilità».

Consuelo, invece, è siciliana ma insegna in Campania. Nell’isola è dovuta ritornare nei giorni scorsi per svolgere la prova nella classe di concorso di Scienze e tecnologie nautiche. «Sono stata a Mussomeli, in provincia di Caltanissetta. Le difficoltà sono state innanzitutto logistiche, specialmente per chi arrivava da fuori Sicilia visto che la zona non era semplice da raggiungere con i mezzi pubblici – racconta -. Ci hanno fatto entrare scaglionati, ma inevitabilmente nelle fasi che hanno preceduto l’inizio della prova qualche assembramento si è creato». Nella classe di concorso della docente sono 18 i posti previsti per la Sicilia: «Incrociamo le dita». In vista della graduatoria e pure del tampone.

Simone Olivelli

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