Scuola partecipata, il del Consiglio comunale «Piccole manutenzioni? Chiediamo ai genitori»

«È la prova che le amministrazioni non hanno necessariamente bisogno di soldi per cambiare quello che non va». È entusiasta il vicepresidente vicario del Consiglio comunale di Catania Sebastiano Arcidiacono quando commenta l’approvazione del regolamento Scuola partecipata. Una delibera – firmata da 18 colleghi e approvata all’unanimità nel corso dell’ultima riunione del senato cittadino – di cui il componente del gruppo Misto è il promotore e il primo firmatario insieme a Maria Ausilia Mastrandrea di Patto per Catania. Entrambi i politici – Mastrandrea è una preside in pensione, mentre Arcidiacono è stato in passato assessore alle Politiche scolastiche – hanno analizzato i punti deboli delle strutture scolastiche comunali e delle loro organizzazioni interne. Vagliando un ampio spettro di ipotesi a sostegno di un miglioramento del patrimonio immobiliare e del coinvolgimento di volontari. Idee diventate realtà con il alla delibera. «Abbiamo lavorato due anni, coinvolgendo tutti i dirigenti degli istituti comunali – dichiara Arcidiacono – Ci tengo a sottolineare che il regolamento è stato scritto a più mani». 

Novità, a partire dal prossimo anno scolastico, si registreranno quindi alla De Amiciis, Tempesta, Caronda, Sante Giuffrida, Pizzigoni, Verga, San Giorgio, Diaz, Fontanarossa, Deledda, Battisti, Rapisardi, Dusmet, Doria, De Roberto, Campanella-Sturzo, Calvino, Malerba e Martoglio. Tutte scuole dell’obbligo i cui edifici – spesso vandalizzati e abbandonati a loro stessi – sono di proprietà del Comune di Catania. Quattro i punti salienti di Scuola partecipata: «Sono previsti patti di collaborazione con associazioni di volontariato, famiglie di alunni e personale scolastico in pensione per l’organizzazione di piccole attività extracurriculari, ma non solo. Diventa consentito – spiega Arcidiacono – che il nonno o il genitore di qualche studente possano aiutare la scuola in attività di manutenzione ordinaria e custodia». E fa un esempio: «Se in un edificio scolastico comunale si rompe una maniglia piuttosto che chiamare la Multiservizi per una riparazione o una sostituzione, il personale può rivolgersi al papà di un bambino. Il risparmio è evidente perché – sottolinea il consigliere – nel primo caso si spenderebbero 200 euro mentre nel secondo al massimo 20». 

E non è tutto. «È possibile pure affidare la cosiddetta casa del custode, presente in alcuni plessi, a costo zero a volontari in cambio di un supporto alle attività parascolastiche, di piccoli interventi di tinteggiatura, riparazione e manutenzione, e ovviamente custodia», racconta Arcidiacono. Che aggiunge: «Si consente, inoltre, l’uso degli spazi scolastici a onlus o associazioni per attività extracurriculari. Una cosa che succede anche oggi, pagando un canone al Comune». Un costo, quest’ultimo, che però con Scuola partecipata restituisce all’istituto scolastico per l’ottanta per cento del totale. E infine, l’ultimo cambiamento riguarda la distribuzione di alimenti e bevande, perlopiù delegate alle macchinette automatiche. Che, in virtù del nuovo atto, dovranno contenere cibi conformi ai principi nutrizionali emanati dal Servizio sanitario nazionale e recepiti dall’Asp di Catania. «Le scuole dell’obbligo sono microcomunità che conservano dinamiche positive da valorizzare: in una società sfilacciata è importante puntare sullo strumento cucitrice della didattica», conclude Arcidiacono. 

Cassandra Di Giacomo

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