Sempre più anziani. Sono gli insegnanti della scuola italiana che continua inesorabilmente ad invecchiare. Lo conferma l’ultimo rapporto del ministero dell’Istruzione. Secondo il rapporto contenuto nel volume ‘La scuola italiana: sintesi dei dati 2005/2006’, il numero di insegnanti di ruolo più avanti con l’età è aumentato. Per la prima volta negli ultimi anni, la scuola secondaria – di primo grado (l’ex scuola media) e di secondo grado (l’ex scuola superiore) è over 50.
Insomma, la tendenza sembra davvero inarrestabile: anche quest’anno le maestre e i professori che si trovano di fronte gli alunni italiani sono un po’ più vecchi dello scorso anno. Al punto che la distanza che separa oggi l’Italia dagli altri paesi Ocse rischia di diventare insormontabile. Le ragioni sono tante ma una delle cause messe in luce in questi ultimi anni è che i rincalzi (i precari e i vincitori dei pubblici concorsi che subentrano a chi lascia la cattedra) non sono certo giovanissimi: mediamente quarant’anni.
Nell’ultimo rapporto dell’Ocse (“Education at a Glance 2005: Uno sguardo sull’Istruzione 2005”) fra i tanti dati rilevati per effettuare un raffronto tra i vari sistemi educativi di tutto il mondo figura anche l’età degli insegnanti. In Italia, quella di ‘svecchiare’ è la categoria che ha in mano il futuro delle giovani generazioni, e quindi del Paese, è una delle priorità della scuola. E nell’esodo (per pensionamenti) di circa 250 mila insegnanti previsto nei prossimi anni, i sindacati intravedono l’occasione per ringiovanire il corpo docente della scuola italiana. Ovviamente nessuno vuole sminuire il lavoro e l’impegno di tantissimi insegnanti non più giovanissimi che con il loro lavoro portano faticosamente avanti una scuola che scricchiola da tutte le parti. Ma dopo una certa età comincia a subentrare la stanchezza e la mancanza di stimoli.
Ecco che l’immissione di “forze fresche” potrebbe contribuire a fare risollevare il vetusto sistema scolastico nazionale: ma occorre fare i conti con i costi del ricambio generazionale degli insegnanti italiani, che in questo momento sembra poco praticabile.
I numeri. Secondo gli ultimi dati del ministero, l’età media degli insegnanti italiani è di quasi 50 anni, 49,36 per l’esattezza. Lo scorso anno, era di qualche decimo di punto inferiore: 49,16 anni. I docenti più anziani insegnano nelle scuole medie. La loro età supera abbondantemente i 50, visto che si attestano mediamente su 51,35 anni. I più giovani sono invece coloro che insegnano nelle scuole elementari che possono vantare l’invidiabile età, (sempre media) di 47,46 anni. E quest’anno superano la soglia dei 50 anche i prof della scuola superiore. A dare una illusione di “parziale gioventù”, sono soltanto i docenti di sostegno e quelli di religione cattolica. I primi con 45 anni di età media sono in assoluto i ‘più giovani, i secondi si avvicinano ai 46 anni. Ma è guardando i dati relativi ai docenti giovani (under 40) e giovanissimi (under 30) che ci si può fare un’idea più precisa del fenomeno.
Nelle scuole italiane gli insegnanti di ruolo con meno di 30 anni sono appena 4.219: pari al 6 per mille. Quelli che ne hanno meno di 40 sono circa 12 su 100. In compenso gli over 50 rappresentano quasi la metà dell’intero corpo docente (il 48,9 per cento) e coloro che insegnano ancora dopo avere festeggiato il sessantesimo compleanno sono 4,7 su 100. Insomma, gli insegnanti ultrasessantenni rappresentano oggi una forza lavoro otto volte superiore agli under 30.
Alcuni confronti. Basta confrontare questi dati con i numeri di qualche anno fa per comprendere come si è evoluto il fenomeno. Nell’anno scolastico ’97/’98, appena dieci anni fa, gli insegnanti con meno di 30 anni erano il 2 per cento e quelli con meno di 40 addirittura il 23 per cento: quasi il doppio di oggi. Per converso, gli over 50 erano il 27 per cento, quasi la metà di quelli registrati nell’anno 2005/2006, e gli ultrasessantenni il 2,7 per cento. In pochissimi anni, da un rapporto quasi paritario fra gli over 50 e gli under 40 (1,2 per l’esattezza) si è passati a 4,1. In altre pariole oggi, gli ultracinquantenni in cattedra sonoil quadruplo di coloro che non hanno ancora festeggiato i 40.
Ma è il confronto con gli altri paesi (europei e non) ad impressionare. In Francia, Corea, Irlanda, Inghilterra, Stati Uniti e Giappone la percentuale di insegnanti non ancora trentenni supera abbondantemente il 10 per cento, con punte del 20 per cento in alcuni gradi di istruzione di queste realtà. Valori 20 volte superiori a quelli italiani che quest’anno si attestano sullo 0,6 per cento.
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