Scuola, il rientro tra i banchi nel caos e senza screening Rischio confusione tra direttive e falle nel monitoraggio

Niente cambio di colore per la Regione, che rimarrà almeno per il momento in fascia gialla nonostante gli oltre 140 Comuni in zona arancione, nessuno screening della popolazione scolastica come chiesto dei sindaci, e diverse falle nel sistema di distribuzione delle mascherine ffp2. Sono i contorni con cui oggi scatterà il rientro a scuola per centinaia di migliaia di studenti e studentesse siciliani. Le ultime lezioni in presenza risalgono a conti fatti alla fine del 2021, prima delle vacanze di Natale, quando la variante Omicron non si era ancora presa la Sicilia. L’Isola ormai viaggia sulla soglia dei 10mila contagi giornalieri anche se non mancano, ripercussioni dell’inchiesta giudiziaria a parte, gli interrogativi sulla diffusione dei dati giornalieri. Nonostante le richieste il Comitato tecnico scientifico ha deciso di proseguire con gli aggiornamenti ogni 24 ore. 

Per avere un rientro in classe più tranquillo i sindaci, attraverso l’Associazione nazionale dei Comuni, avevano chiesto dati certi sui contagi nei singoli territori, lo screening di alunni, insegnanti e personale scolastico e, infine, la fornitura agli istituti delle mascherine Ffp2. Richieste rimaste inevase e che hanno portato al mancato rientro in classe il 13 gennaio. Sabato pomeriggio, dopo ordinanze di chiusura e le impugnative del tribunale amministrativo delle stesse, i sindaci siciliani si sono confrontati in un nuovo vertice online. I primi cittadini avevano insistito sulla necessità di avere numeri certi degli infetti, mentre l’ipotesi screening è tramontata definitivamente, così come l’idea di attivare la didattica a distanza nei Comuni in fascia gialla. Sempre sabato, infatti, attraverso una nota inviata al Comune di Messina dal dipartimento regionale di Prevenzione, la Regione ha riferito che sono stati «sconsigliati gli screening scolastici prima dell’apertura delle stesse in quanto privi di valenza». Mentre si attende di avere dati certi da governo e regioni e anche quando poter fare i tamponi agli studenti, a Palermo e Catania gli alunni tornano in classe mentre il discorso è diverso per chi si trova in zona arancione. Ad Agrigento il sindaco Francesco Miccichè aveva firmato l’ordinanza di chiusura fino al 24 gennaio. Ma, come successo per Siracusa e Messina, nonostante la direttiva regionale che consentiva ai Comuni in zona arancione di sospendere le attività scolastiche, gli alunni torneranno tra i banchi in presenza. Nel Comune della Valle dei Templi sono stati gli stessi genitori a impugnare l’ordinanza del sindaco. La campanella non suonerà a Trapani. Nel Comune amministrato da Giacomo Tranchida l’ordinanza firmata sabato prevede lo stop fino al 26 gennaio «per tutte le attività didattiche in presenza in tutte le scuole di ogni ordine e grado, comprese quelle private».

L’andamento dei contagi nelle scuole, tanto richiesto dai sindaci per il rientro sicuro in classe attraverso i tamponi, è stato in realtà effettuato alla buona dai singoli istituti scolastici, dopo una nota inviata dal ministero dell’Istruzione il 7 gennaio. Nel documento è stato richiesto di fornire i dati sui contagi durante il periodo della vacanze, quando gli alunni e i docenti erano a casa. I dirigenti scolastici hanno iniziato così una ricostruzione basata sui dati vecchi, acquisiti prima di Natale. Numeri che, considerate le settimane di festività e la negativizzazione dei positivi, hanno fatto emergere un ovvio calo dei contagi tra gli alunni. Dall’altro lato i numeri sono schizzati in alto tra gli insegnanti, con i dati riguardanti questa categoria che vengono considerati affidabili in quanto docenti e personale sono obbligati a comunicare eventuali positività al Covid-19. 

In un contesto in cui non si conoscono quindi i dati reali, a cambiare sono anche le direttive per fronteggiare la comparsa di positivi in ambito scolastico. Negli asili nido e scuole per l’infanzia si prevede la sospensione dell’attività in presenza con un solo caso di positività e l’attivazione della dad per dieci giorni, al termine dei quali si potrà rientrare in presenza con un tampone negativo, molecolare o rapido. Per la scuola primaria anche con un caso di positività si potrà proseguire con la didattica in presenza e con il servizio mensa garantendo la distanza interpersonale di almeno due metri. Tuttavia sarà comunque necessario effettuare prima possibile un giro di tamponi agli alunni. Passati cinque giorni scatterà un nuovo screening. Lo stop, invece, si avrà con due casi di positività accertati e gli alunni per dieci giorni andranno in quarantena con la dad attivata. Terminato questo periodo si potrà rientrare con tampone negativo. 

Alle medie e alle superiori valgono disposizioni diverse. Con un caso positivo si potrà continuare in presenza ma indossando le mascherine ffp2. Quando vengono rilevati due casi di positività le misure saranno differenziate in base allo stato vaccinale degli alunni. Chi non ha concluso, o ha terminato da più di 120 giorni, il ciclo vaccinale primario (due dosi) o è guarito da più di quattro mesi andrà in didattica a distanza per dieci giorni e tampone negativo a conclusione per il rientro. Tutti gli altri proseguiranno a fare lezione a scuola con l’obbligo di indossare la ffp2. Quando, invece, ci saranno tre casi di positività la dad sarà attivata per tutti. 

Il ministero ha elaborato delle misure diverse per insegnanti e personale scolastico. Figure che verranno considerate «a rischio» nel caso in cui abbiano svolto attività per almeno quattro ore, anche non continuative, nelle 48 ore precedenti all’emergere del primo caso di positività tra gli alunni. Questi soggetti dovranno affrontare un periodo di quarantena da 5 a 10 giorni in base allo stato vaccinale o di avvenuta guarigione. Chi invece è coperto con tre dosi di vaccino non sarà sottoposto a quarantena ma dovrà indossare obbligatoriamente la mascherina ffp2 per dieci giorni monitorando il proprio stato di salute. In questa giungla di norme e direttive basteranno poche settimane per capire l’incidenza dei contagi. 

Dario De Luca

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