«Chiediamo che il sindaco faccia un incontro pubblico e mostri le analisi dell’acqua». La richiesta di Scordia bene comune è chiarissima. E arriva a pochi giorni dall’emergenza acqua che ha coinvolto il Comune in provincia di Catania. Quando, il 20 ottobre, un’ordinanza del sindaco – diffusa anche tramite un annuncio su Facebook – vietava «il consumo di acqua dalla rete idrica se non preventivamente bollita». Un provvedimento reso necessario dagli esami sull’acqua pubblica effettuati dall’Azienda sanitaria provinciale. Che avrebbero evidenziato, secondo il quotidiano Scordia.info, «presenza di escherichia coli e batteri coliformi in numero superiore a quello consentito». Un allarme che sarebbe rientrato in appena tre giorni, ma che non lascia tranquilli i cittadini.
La scorsa settimana, il primo cittadino scordiense, Franco Tambone, ha emesso un’ordinanza sul divieto di consumare l’acqua cittadina. «Visti i risultati del campione eseguito dall’Asp in data 14 ottobre 2015». Dalla data delle analisi a quella della decisione del sindaco passano sei giorni. Durante i quali dai rubinetti e dalle fontanelle pubbliche di Scordia avrebbe continuato a sgorgare acqua non potabile. E, più in generale, non adatta al consumo umano. «Abbiamo avuto un guasto al sistema di erogazione del cloro. Dopo averlo fatto sistemare dai tecnici, l’Asp ha eseguito un’altra analisi, appurando che i valori erano tornati nella norma», spiega Tambone.
I nuovi risultati, quindi, dovrebbero tranquillizzare i cittadini. Che su Facebook – canale preferenziale scelto dall’amministrazione avvisare la popolazione – non lasciano cadere la questione. «Il batterio è miracolosamente scomparso o è stata la colossale bufala del momento?», chiede Davide. «Anziché essere soddisfatti per la tempestività con la quale è stato risolto il problema dobbiamo sempre trovare un pretesto inutile per sparare sentenze a zero», risponde Ersilia. «Abbiamo fatto un’interpellanza urgente, che però non ha ricevuto alcuna risposta», interviene Guido Rizzo, consigliere comunale di Scordia bene comune. «In tutta questa storia c’è un problema in primo luogo a livello di comunicazione: non è possibile che certe cose vengano comunicate tramite post su Facebook», continua Rizzo.
«La nostra comunicazione è stata immediata e non solo su Facebook. Una macchina del Comune è passata per le strade a bandizzare il divieto, come si faceva una volta», replica il sindaco. «A noi questo non basta – dice il consigliere – per giorni abbiamo usato un’acqua che non sapevamo essere sporca. Come possiamo credere che se prima era inquinata adesso non lo sia più? Vogliamo un incontro pubblico. Vogliamo che il sindaco scenda in piazza e ci mostri le analisi vecchie e quelle nuove». Perché «stiamo parlando di acqua pubblica, non certo di un argomento leggero. Non possiamo far finta che le informazioni che ci bastano sono quelle dei social network».
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