Io coi posti ho un rapporto strano. Non ci sono posti che mi piacciono e posti che non mi piacciono. Ci sono posti a cui sono affezionata e posti a cui no. Posti che raccontano qualcosa di quello che ho vissuto, posti che raccontano qualcosa e basta, e posti che non hanno niente da dire o, più probabilmente, da dirmi. I luoghi del cuore potenzialmente, per me, sono i luoghi. Tutti. E non importa dove siano, quanto siano strani, malfamati o banali. Semplicemente: ci è successo o ci succede ogni giorno qualcosa che sfiora il mio orizzonte? Bene, allora mi piaceranno sicuramente.
Vi faccio un esempio: è capitato che io fossi in macchina, mesi fa, e che guidassi per andare a fare il bagno in una località turistica piuttosto nota. Ovviamente non mi ero informata se quella riserva naturale là fosse aperta quel giorno, né su quale fosse la strada più breve per arrivarci. Ci volevo andare e basta. E questo, nel mio mondo, significa mettere un asciugamano in borsa, indossare qualcosa di comodo e passare di buon mattino (cioè intorno alle 10, mica prima) dal panificio per farmi imbottire un panino col prosciutto e il formaggio. Dicevo: ero in macchina ed ero diretta verso queste cave con lacqua pulita in cui fare il bagno. A un certo punto, lungo la statale, dal cortile di unazienda che non ho idea di cosa produca ha fatto capolino una punta metallica strana. Più la mia automobile si avvicinava, più limmagine acquisiva contorni netti. Era un aggeggio «aggeggio» è una delle mie parole preferite, la userò spesso di ferro, grande ma non troppo. Non somigliava a niente che in Sicilia potesse mai esistere. Sembrava buttata là a caso, chissà per indicare cosa. Era la riproduzione della tour Eiffel.
Immaginate: vi trovate in mezzo al nulla, nei pressi di un paesino siculo che era solo una tappa di passaggio, e dun tratto spunta una tour Eiffel. Come un fungo in mezzo al muschio del presepe, per dire. La mia tour Eiffel stava là, e aveva vinto quasi tutte le mie attenzioni. Quelle che non dedicavo a lei, le usavo per evitare di uscire di strada. Avrei voluto immortalarla con una foto. Invece a fermare quel momento ci pensò con le parole la persona che era accanto a me. «Un giorno racconteremo di quella volta che siamo stati a Parigi, in provincia di Avola», disse. Io risi.
Vi racconterei anche del fatto che poi le scalinate per scendere ai laghetti di Cavagrande erano chiuse. E delle ore spese a tentare una via alternativa, a incespicare in mezzo alle piante, ad arrampicarsi sulla roccia con un paio di Converse bucate. Vi farei immaginare una donna goffa a caso mica io, unaltra, giuro che si abbandona esausta su una pietra, accanto a una costruzione di legno piena di cacca di mucche, che sorseggia Polase per recuperare le energie di unattività fisica non programmata. Dico, tutte queste cose ve le racconterei, mica no. Ma il mio luogo del cuore non sono quei meravigliosi laghetti, il mio luogo del cuore è quella tour Eiffel improvvisata che sorge dal nulla tra le buche di una strada di provincia. Un giorno ci torno e mi fermo, lo prometto.
I posti come quello sono i posti che proverò a raccontarvi. Con calma e senza spingere.
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