Scontri Roma, siciliano in carcere Gli amici: «Non è un violento»

Ha 22 anni ed è di Siracusa, è uno dei dodici ragazzi fermati sabato scorso dopo gli scontri di Roma. «Una persona socialmente pericolosa» lo ha definito il Gip Elvira Tamburelli, confermandone mercoledì notte l’arresto. L’accusa è di resistenza pluriaggravata a pubblico ufficiale. «Ma al momento dell’arresto ha le braccia alzate, non ha armi, né casco, né bastoni. Di quale resistenza parliamo? Ci sono foto e video che lo testimoniano». A difendere S.C. è Domenico Di Stefano, professore al liceo scientifico Einaudi di Siracusa. «È stato mio alunno per cinque anni e abbiamo continuato a tenerci in contatto anche dopo. Basta guardarlo pochi secondi per capire che non è un violento. Non ha mai militato in partiti o centri sociali. Men che meno si può definire un black bloc». Secondo l’avvocato del giovane, Antonio Miriello, «chiunque quel giorno si sarebbe potuto trovare al suo posto» e assicura che il suo assistito «è stato ascoltato dal giudice e ha già dimostrato la sua estraneità ai fatti». Eppure il suo fermo è diventato un arresto.

C. adesso rischia una condanna da 3 a 15 anni di carcere, ma sono in tanti a giurare sulla sua innocenza. «Si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato – spiega Sergio, collega alla Boiler studio recording, lo studio di registrazione di Roma dove il siracusano lavora –È un ragazzo preciso, gioviale e cordiale». «Se faccia parte di centri sociali o partiti? Nessuno dei ragazzi che lavorano qui è un militante».

Nel frattempo la mobilitazione del professore Di Stefano a favore del suo ex studente si è spostata anche in Rete, con una pagina su Facebook –– dove da un paio di giorni gli amici del ragazzo raccontano di lui, cercando di fare chiarezza . «E’ stato arrestato con l’accusa di grave resistenza alla polizia – denuncia Di Stefano – Ma i video dicono il contrario. Non oppone resistenza, alza le mani, scivola e viene portato via da quattro poliziotti. Uno di loro lo colpisce più volte con un manganello». C., al momento del fermo, si trovava in piazza San Giovanni in Laterano, nel cuore degli scontri. Come mostrano le immagini aveva il volto scoperto e indossava un paio di jeans, una maglietta scura senza maniche e uno scaldacollo nero. «Forse quest’ultimo dettaglio può aver tratto in inganno i poliziotti, ma non può rappresentare la causa scatenante dell’arresto» aggiunge il professore.

Il ventiduenne, dunque, non è giunto a Roma in occasione della manifestazione di sabato. Ha lasciato Siracusa e si è trasferito nella capitale subito dopo il diploma, nel 2007, per coltivare la passione per la batteria. Daniele Mirabella, compagno di scuola al liceo Einaudi, assicura: «È un ragazzo tranquillo, uno che con i centri sociali non ha mai avuto a che fare. Lui è un artista, ha sempre preferito la musica alla politica. Anche ai tempi delle assemblee e delle manifestazioni liceali».

Nelle motivazioni del provvedimento di custodia cautelare in carcere il gip sottolinea che «si è trattato di un’azione concertata che ha strumentalmente utilizzato la pacifica manifestazione per attentare ai beni ed ostacolare la pubblica difesa». Ed è proprio su questo punto che chi conosce C. non riesce a trovare giustificazioni. «Non può aver pianificato nessuna guerriglia. Non milita da nessuna parte e non ne avrebbe materialmente il tempo, perché si dedica solo alla musica» spiega Daniele Mirabella. La conferma arriva anche dall’avvocato Miriello: «Il mio assistito non conosceva nessuno degli altri arrestati».

«A meno che non sia come Dr Jekyll e Mr Hyde – conclude il professore – io sono sicuro che è innocente». Adesso la decisione spetterà al Tribunale del Riesame, a cui i difensori dei dodici fermati hanno fatto ricorso.

Salvo Catalano

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