Scontri nella piazze, cui prodest?

 Vi proponiamo una riflessione sugli scontri registrati in questi giorni nelle piazze italianetra manifestanti e forze dell’ordine. L’intento è quello di suscitare un dibattito che possa contribuire ad una analisi lucida dei fatti e delle prospettive. Il timore è che, la protesta sacrosanta dei cittadini e degli studenti, possa essere trasformata dall’establishment, in una guerra tra poveri. Invitiamo i lettori a partecipare alla discussione nello spazio dei commenti o inviando un articolo a linksicilia@gmail.com

 

“Vis, consili expers, mole ruit sua…” scriveva il grande poeta latino Orazio in una sua ode, ovvero “La forza, priva di saggezza, crolla sotto il suo stesso peso”.Oggi, le sue parole, sono più che mai attuali.

Oggi, come 2030 anni fa, la forza insensata, la violenza gratuita non ottengono alcun risultato se non quello di mandare in ospedale qualcuno e in “galera” qualcun altro,
privando di giustificazione e di legittimità una protesta giusta e legittima.

La cronaca di queste ultime ore è un susseguirsi di scene di violenza, giovani e ragazzini in corteo, a Roma, come a Torino, a Milano, come a Palermo… e sono pietre e bottiglie e manganelli e caschi e passamontagna che non hanno “colore” e poi insulti, “cariche” e manganellate che non hanno colore, ne’ senso, è un accanirsi stupido ed insensato di figli di famiglia contro padri di famiglia e viceversa. Fratelli contro fratelli che hanno in comune un unico grande nemico, la disperazione.

Guardavo un video sulla manifestazione di oggi a Palermo, come ne ho guardati altri che
vedono protagoniste piazze di altre città italiane ed europee, li ho riguardati mille volte quei video e la dinamica è in tutti la stessa: giovani “inferociti”, giustamente arrabbiati , che si fanno avanti “mascherati”  e poliziotti schierati in formazione anti-sommossa pronti a ricevere l’ondata che sembra prepararsi a travolgerli, pronti a perdere la pazienza anche
loro.

Sembra di trovarsi davanti alla scena di un film già visto, la primavera di Francia del 68, con la sola differenza che sono trascorsi più di 40 anni e che, per quanto la situazione non sia tanto dissimile da quella di allora, i corsi e ricorsi storici del Vico, dovrebbero averci insegnato qualcosa: dopo 44 anni siamo di nuovo allo stesso punto…sono cambiati protagonisti e comprimari, ma la scena è ancora la stessa. Folle in preda alla disperazione, assetate di giustizia da una parte e dall’altra forze dell’ordine “pagate” per mantenere quell’ ordine.

Lasciamo perdere i “folli”, sia quelli armati di divisa e manganello, sia i provetti lanciatori di bottiglie di vetro e sassi, folli sono e tali rimangono. Questi non devono indurci a generalizzare, la follia esiste purtroppo e non sempre si adatta a vivere al chiuso di
ambienti sterili e controllati. A Palermo, il gruppo di giovani si fa’ avanti, nell’aria volano cannoli di ricotta, di memoria “Cuffariana” e poi le “crocchette” palesemente allusive ad una coalizione Crocetta-Miccichè, volano prima i cannoli e poi sono sassi e bottiglie e lacrimogeni e il controllo si perde da entrambe le parti ed è scontro… uno scontro insensato.
Da una parte, sicuramente, ci sono “frange violente” e faziose che altrettanto sicuramente non vanno al corteo a parlare di pace e, dall’altra, poliziotti dal manganello facile, troppo facile, ma molti di loro, tornando a casa siederanno e pranzeranno alla stessa tavola… e allora mi domando, perché non lottare insieme? Perché non manifestare contro un Governo che affama non solo le famiglie degli
studenti, ma anche quelle delle forze dell’ordine?
DIVIDE ET IMPERA,
dicevano i Latini ed è la divisione, la rivalità, la discordia all’ interno di un popolo che giova a chi vuol dominarlo.

E mi viene in mente il Trattato di Lisbona, approvato dal Governo Italiano nel 2008
in cui, all’articolo 2, riferito al Diritto alla Vita, si cita testualmente:

“La morte non si considera inflitta in violazione di
questo articolo quando risulta da un ricorso alla forza resosi
assolutamente necessario:
1. per assicurare la difesa di ogni persona
dalla violenza illegale;
2. per eseguire un arresto regolare o per
impedire l’evasione di una persona regolarmente detenuta;
3. per reprimere, in modo conforme alla legge, una sommossa o una
insurrezione.”
E allora io mi domando: è mai possibile che per fare valere i propri diritti si debba passare alle vie di fatto?

No, mi piace pensare al Mahatma Gandhi. Lui diceva che “la violenza da parte delle masse non eliminerà mai il male” e diceva anche che « Bisogna combattere la violenza. Il bene che pare derivarne è solo apparente; il male che ne deriva rimane per sempre.» Con la sua strategia della RESISTENZA PASSIVA, cioè non reagire alle provocazioni dei violenti, e della DISOBBEDIENZA CIVILE, cioè rifiuto netto a sottoporsi a leggi ingiuste, Gandhi riuscì a liberare milioni di Indiani dal giogo inglese.

Noi abbiamo di fronte solo un Governo Nazionale da far ragionare e non si ragiona e non si risolve nulla nè con manganelli e lacrimogeni in mano, nè con bottiglie di vetro e sampietrini.

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Daniela Giuffrida

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