Scioperano i lavoratori dell’Enfap di Erice

AL COLLASSO IL SISTEMA FORMATIVO REGIONALE. TUTTI CONTRO TUTTI. IL GOVERNO SI APPRESTA A COMPLETARE IL PROGETTO DI DESTRUTTURAZION E DEL SETTORE CHE CONTA 10 MILA LAVORATORI

E’ emergenza nel settore della Formazione professionale. A rischio l’avvio delle stessa attività formative in vari enti. Dopo i ritardi ingiustificati del Governo e dell’amministrazione regionale a bloccare l’inizio delle lezioni i lavoratori. Il personale degli enti formativi è stanco di essere preso in giro dal Governo, dai politici, dagli enti e dai sindacati e dal qualche tempo ha deciso di protestare anche restando preso le sedi di lavoro.

È di oggi la notizia che saranno i lavoratori dell’Enfap di Erice, Comune della provincia di Trapani, a scioperare. A partire da domani i dipendenti dell’ente, tra i più grandi della Sicilia, incroceranno le braccia stanchi di parole prive di fatti. Le ragioni della protesta ruotano sempre sul mancato pagamento da parte dell’ente delle retribuzioni pregresse maturate. A darne notizia, in una nota, è lo Snals Confsal che, nel sostenere le rivendicazioni dei lavoratori, sottolinea come non si intraveda alcuna soluzione al problema retributivo.

Non è un caso isolato, il problema è comune a tutti i lavoratori del settore formativo che sono alla fame per un sistema perverso che ha messo in ginocchio dieci mila famiglie siciliane. In tanti hanno scherzato sulla sorte dei lavoratori, la politica clientelare ed affaristica dopo aver sguazzato nella Formazione professionale, ottenendo benefici e posizioni, ne ha preso le distanze.

I Governi regionali dell’ultimo quindicennio si sono dilettati ad ingrossare le fila degli enti garantendo “bende e prebende” e ingigantendo la spesa fino a scoppiare.

L’attuale Governo regionale ha invece pensato bene di chiudere la Formazione professionale. E per farlo non ha scelto la strada più semplice, chiamare le parti sociali e presentare il programma di destrutturazione del settore con un apposito disegno di legge di abrogazione della legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e delle leggi collegate. Non ha scelto di mettere in piedi un ventaglio di strumenti di fuoriuscita e sostegno reddituale per il personale.

Ha imbroccato la strada più “stramba”: quella di somministrare a piccole dosi il “veleno” pur di mantenere la centralità decisionale sul sistema degli interessi che esprime ancora il settore.

Ci sono le residue risorse del Piano operativo del periodo 2007/2013 del Fondo sociale europeo e c’è un miliardo di euro per i prossimi anni che fanno gola a tutti a cominciare dal PD.

A scioperare, dicevamo, sono in tanti e di diversi enti formativi perché il bubbone è oramai scoppiato. I ritardi nell’erogazione delle quote di finanziamento, la mancata programmazione per il futuro, la politica dell’emergenza nel settore e il diffuso clientelismo affaristico che continua a legare certa politica, con certa parte imprenditoriale conferma la fertilità del settore formativo che attrae nuove lobby, pronte a tutto pur di conquistarsi una fetta di potere. Che in termini spiccioli significa una quota delle risorse comunitarie.

La spregiudicatezza con al quale si sono affrontate certe criticità, come i processi di mobilità, il sistema di accreditamento, la modifica unilaterale in alcune parti dell’Avviso 20/2011, che è invece lex specialis, da parte dell’amministrazione regionale, accrescono il convincimento che esista un potere superiore alla stessa legalità e giustizia. Potere che si lega a doppio noto con la parola politica. Il grave attacco sferrato dall’esecutivo Crocetta al Commissario dello Stato per la Regione siciliana, denota, difatti, il nervosismo del governo nei confronti di tutti coloro che non la pensano alla stessa maniera.

Giuseppe Messina

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