Quasi cinque anni di «via crucis». Così è stato definito dai militari il periodo della convivenza vissuto da una donna dopo il matrimonio con il 41enne H.B. che oggi è stato arrestato dai carabinieri del nucleo radiomobile del comando provinciale di Catania su richiesta della procura distrettuale etnea.
Le indagini, coordinate dal pool di magistrati qualificati sui reati che riguardano la violenza di
genere, hanno messo in evidenza quanto patito dalla donna a partire dal giugno del 2014. L’uomo, nell’arco della convivenza matrimoniale, avrebbe sempre avuto un atteggiamento aggressivo,
minaccioso e prevaricante nei confronti della moglie, picchiata regolarmente con schiaffi, pugni e
calci, anche alla presenza del figlioletto di quasi due anni. Una posizione di
prevaricante supremazia che ha determinato nella vittima uno stato di sottomissione psicofisica.
Lo scorso 3 febbraio l’uomo, addossando la colpa alla moglie della cattiva gestione del figlio, mentre questa teneva in
braccio il bambino, l’avrebbe schiaffeggiata per poi spingerla sul divano e strapparle il figlio dalle
braccia e dicendole: «Non farti scudo con nostro figlio».
La donna sarebbe stata costretta a chiamare in aiuto la madre occuparsi del bambino, mentre la donna preparava la valigie per
andare via da casa. «Te ne pentirai», avrebbe detto il marito irritato prima di danneggiare l’abitazione e picchiare la donna fino a fratturarle
il setto nasale con una testata. Lesioni che, stando a quanto refertato dai medici del pronto soccorso, avrebbero causato alla donna un indebolito permanentemente dell’organo
della respirazione.
Liberatasi dalla paura che l’aveva attanagliata per tutti quegli anni, la donna ha trovato il coraggio
di denunciare il marito ai carabinieri, così da consentire agli investigatori di comporre un quadro
indiziario a carico dell’indagato che non ha lasciato alcun dubbio al giudice che, accogliendo la
richiesta del magistrato titolare dell’indagine, ha emesso la misura restrittiva.
L’arrestato, assolte le formalità di rito, è stato portato al carcere di Catania di piazza Lanza.
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