Scene da un matrimonio, l’abito bianco Tra cappucci da Ku Klux Klan e ansia

«Sposa di settembre è sposa di luglio». Ogni giorno una futura sposina impreparata come me ne impara una nuova. Quello che la commessa dell’atelier di abiti da sposa voleva dirmi è che sono in ritardo. Per fortuna io non sono un tipo ansioso, ma nell’organizzazione del matrimonio questa caratteristica non mi viene riconosciuta come una dote. Il fatto che non abbia cominciato il tour per la ricerca dell’abito bianco un anno prima mi fa apparire semplicemente come una sprovveduta.

Innanzitutto non ho considerato che molti abiti sono venduti in esclusiva. Cioè, se una che si sposa nella tua stessa città sceglie prima di te un vestito – anche se realizzato in serie da un’azienda specializzata – quel modello non lo vendono ad altre. Un concetto che ho avuto difficoltà ad accettare, soprattutto in quegli atelier poco accorti che ti mostrano tutto il catalogo per farti scegliere i modelli da provare, e dopo che ne hai scelti dieci te ne presentano due che non hai neanche preso in considerazione, perché per quelli che ti piacevano qualcun’altra è arrivata prima di te e ha l’esclusiva.

Il segreto è non farsi prendere dall’ansia, nonostante le commesse, e godersi un momento unico. In fondo andare per negozi a provare abiti da sposa è divertentissimo, o almeno lo è stato per me. Durante il tour preliminare mi sono fatta accompagnare da due amiche. Una l’opposto dell’altra: una classica, l’altra alternativa. Per farvi capire meglio, la prima inorridisce davanti a un negozio Desigual, la seconda se ci vendessero anche gli abiti da sposa il suo lo comprerebbe di certo lì. La prima è già sposata ed è stata una sposa da manuale, bellissima e perfetta; la seconda «quando e se accadrà potrebbe essere anche in spiaggia, scalzi e col vento tra i capelli». Diverse, ma con un grande punto in comune: la brutale – senza esagerare – sincerità. Perfette per me, che non sopporto i complimenti fasulli in generale, figuriamoci quando devo scegliere un vestito che tutti giudicheranno e che potrebbe costare una fortuna. E poi, sentirle commentare lo stesso abito con un «bellissimo» e un «se scegli questo io non vengo al matrimonio» in contemporanea è stato esilarante.

Io ad ogni prova non sono riuscita a trattenere le risate, anche se con mia grande sorpresa ho scoperto che in bianco non sono ridicola. Inoltre, ne ho viste veramente di tutti i colori. Non sono mancati neanche i momenti imbarazzanti, come quando nel primo atelier la commessa mi ha presentato un pacchetto di salviette profumate chiedendomi di pulirmi le mani e le ascelle davanti a tutti. O quell’altra volta in cui mi hanno fatto provare dei guanti lunghi e bianchi, ed evidentemente sporchi, con un vestito con cui non si sposavano per niente, e quando l’ho fatto notare, dicendo tra l’altro che non ho alcuna intenzione di indossare i guanti il giorno del mio matrimonio, mi hanno detto che erano solo per proteggere il vestito dal sudore delle mie mani. «Sa, voi spose vi emozionate», ha detto la titolare, mentre io già me li sfilavo pensando disgustata a quante mani ci avessero sudato dentro. Inoltre, la paura era infondatissima, visti i meno tre gradi di temperatura della sala. In alcuni atelier dimenticano che ti spoglierai per indossare abiti che sono leggeri anche ad agosto.

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[Foto di Montemarcello]

Redazione

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