Cinque piccoli robot coprono i corpi di tre danzatori di nazionalità ed età diverse. L’umano viene fuori piano piano nella coreografia E[MA di Maria Donata D’Urso, italiana trasferita a Parigi. Interprete, coreografa ed ideatrice in Giappone della performance, pensata insieme al collega coreografo Wolf Ka. Sul palco di Scenario pubblico, per il cartellone Maturità, vanno in scena 55 minuti, trascorsi ad esplorare il rapporto tra il vuoto ed il pieno ma, soprattutto, tra l’uomo e la tecnologia.
Una integrazione attualissima, che si traduce in una convivenza pacifica. Espressa più che con passi di danza con passi di vertebre, scapole, spalle: manifestazione della connessione quasi viscerale tra la persona e la robotica. L’uomo la crea ma poi non può più farne a meno, così diventa necessario instaurare un rapporto.
Uno spettacolo sofisticato, a tratti astratto, che ha il sapore della contemporaneità intellettuale d’Oltralpe. Ma che di fatto appare più come una performance artistica dal vivo, che come una esibizione di danza in senso stretto. Quest’ultima, infatti, si fa attendere e desiderare. I primi passi sono spezzati, robotici ed innovativi, ma coltivano la speranza di uno sviluppo coreografico più danzato che sul palco non ci sarà.
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