Scenario Pubblico, i 30 anni della compagnia Zappalà La festa in danza con tre centri di produzioni nazionali

«Tre piccole cose». È così che il coreografo
Roberto Zappalà definisce le coreografie del fine settimana a Scenario
Pubblico
che sono state annunciate con un brindisi dedicato ai
trenta anni di vita della compagnia
. Due ore di spettacolo, ripartite fra i tre principali
centri di produzione nazionali della danza
contemporanea: dalla emiliana Aterballetto alla
milanese Dancehauspiù alla nostrana Zappalà.

«Dopo alcuni anni di attività, il centro di
produzione diventa uno strumento importante e
necessario
», prosegue Zappalà rivolgendosi al pubblico. Poi il pensiero va subito a tutti i suoi danzatori:
quelli attuali, beneficiari di una struttura consolidata e quelli degli esordi «che iniziarono
a ballare quasi gratis
». Per l’occasione, sul palco si esibiscono altre due
compagnie e ce n’è per tutti i gusti. 

Aterballetto
mette in scena O, un passo a due tra umanoidi
innamorati
. Un romanticismo robotico
reso credibile dal conio di un movimento
particolare, basato sull’uso esclusivo degli arti
inferiori, ruotati verso l’interno, mentre il bacino
rimane completamente fermo. Meccanica a cui si
contrappongono i continui disegni di cuori
,
danzati con le dita o con le braccia. Fino a
spogliarsi e rimanere parzialmente nudi: anche ai
robot l’amore vero chiede di «scambiarsi la
pelle»
, come cantava Lucio Dalla in Anna e
Marco
.

Dall’amore tra amanti si passa a quello per la
natura con I wandered lonely as a cloud, di
Dancehauspiù. Tre danzatori si muovono come
uccelli, il cui cinguettìo si sente anche in
sottofondo; mentre esplode una pioggia di
margherite. Ma l’idillio dura poco: l’umanità
deturpa la natura e le contrappone inquietudini
urbane
. Un passo a tre presagisce il suono di
allarmi che si sentono in lontananza. I fiori
faticano a sbocciare ancora. 

Infine, la nuova creazione del padrone di
palcoscenico: x3, un parziale omaggio a Bach, che
farà parte di una produzione più ampia in scena
nel 2020 al Teatro Bellini. Si torna a casa, non
soltanto per l’appartenenza di chi danza. Il
linguaggio di Roberto Zappalà è riconoscibile e al
contempo sorprendente
. Una nuova danza
sembra venire alla luce sul palco. Passi e
movimenti innovativi, rivelatori di grande tecnica
ma anche di creatività. E a cui non manca una
leggera ironia
rispetto allo stile classico che ci si
aspetterebbe affiancata al compositore Johanne Sebastian Bach, di cui si esplorano vari
componimenti equivalenti ad altrettanti stati
d’animo: leggiadria, energia, malinconia.

Antonia Maria Arrabito

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