Un nuovo capitolo dello scandalo giudiziario che riguarda l’università di Catania. Dopo il blitz della scorsa settimana con 66 indagati e 27 concorsi ritenuti truccati, sono arrivate le dimissioni del rettore Francesco Basile. Il professore questa mattina ha formalizzato le sue intenzioni, confermando alcune indiscrezioni che circolavano da diverse ore, con una lettera inviata al ministero dell’Istruzione Marco Bussetti. Nel calderone dell’inchiesta insieme all’ormai ex magnifico sono coinvolti anche i suoi due predecessori: Giacomo Pignataro e Antonino Recca. Basile era stato sospeso dalle funzioni su decisione del giudice per le indagini preliminari Carlo Umberto Cannella. Stessa misura adottata per sette direttori di dipartimento e per il pro rettore Giancarlo Magnano Di San Lio. Per tutti la procura aveva invece chiesto gli arresti domiciliari, e non è escluso un ricorso all’ordinanza nelle prossime ore.
«Ho avuto modo di riflettere – scrive Basile nella sua missiva – sulle decisioni più opportune da prendere per il bene dell’ateneo. Con lo stesso spirito di servizio che ha contraddistinto il mio mandato e per il rispetto e la considerazione che ho sempre manifestato per il ruolo che ricopro e nei confronti della magistratura, ritengo doveroso rassegnare le mie dimissioni». L’ormai ex rettore definisce la sua come una scelta sofferta ma per «tutelare istituzioni, docenti e personale universitario a me particolarmente vicinO in questo momento».
Senza la carica di rettore Basile intende «con maggiore libertà e incisività, e senza condizionamenti esterni, dimostrare la mia assoluta estraneità ai fatti che mi vengono contestati». L’ex magnifico tra due giorni dovrà comparire al palazzo di giustizia per l’inizio degli interrogatori di garanzia. Intanto proprio ministro Bussetti ha intenzione di ussare il pugno duro nei confronti dei protagonisti di questa storia. In un’intervista al Messaggero ha spiegato di essere pronto, qualora le responsabilità vengano accertate, di annullare i concorsi ritenuti truccati. La prima misura annunciata però potrebbe essere la sospensione dei professori «non solo dalle commissioni di concorso, ma da qualsiasi eventuale rapporto di collaborazione in essere con il Miur».
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