«Abbiamo immediatamente richiesto alla procura di Catania di fornirci la
lista completa dei nomi dei docenti coinvolti nell’indagine penale. E procederemo conseguentemente a sospenderli non solo dalle commissioni di concorso, ma da qualsiasi eventuale rapporto di collaborazione in essere con il Miur».
Arriva dalle colonne del
Messaggero la dura presa di posizione del ministro dell’istruzione Marco Bussetti sullo scandalo che ha travolto l’università di Catania, con riverberi in altri atenei italiani. Si profilerebbe, dunque, un congelamento di fatto della carriera dei professori etnei accusati di aver taroccato decine di concorsi dell’ateneo, tutti volti di primo piano adesso impantanati nell’inchiesta Università bandita.
Bussetti un po’ di cautela la usa: «Si tratta, al momento, soltanto di indagati. Occorre ovviamente attendere le decisioni definitive dei giudici. Ma anche qualora risultassero colpevoli, ciò non sarebbe sufficiente ad infangare il lavoro di tutti». Mentre circola l’ipotesi del commissariamento dell’Ateneo, rilanciata dall’eurodeputato M5s Dino Giarrusso, il ministro si pronuncia sul futuro delle procedure che potrebbero essere del tutto inficiate: «Qualora ci fossero dei concorsi che risultassero truccati, saranno annullati – spiega – Il nostro ordinamento ha tutti gli strumenti per consentire il ripristino della legalità violata».
Il ministro apre poi a
modifiche legislative di più ampio respiro sul tema del reclutamento accademico: «Necessaria è una proposta politica e legislativa che metta in sicurezza il mondo universitario, il reclutamento e il collocamento dei docenti. Ci stiamo già lavorando. Spero di riuscire ad annunciarla molto presto». Bussetti promette infine che continuerà a seguire con attenzione il caso Unict: «Se tra gli indagati ci sono dei colpevoli, sarà la magistratura ad appurarlo. Tuttavia il Ministero non starà a guardare. Certamente si costituirà parte civile per chiedere il risarcimento dei danni ai professori di cui verrà accertata la responsabilità. Non faremo sconti a nessuno».
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