Sono da poco passate le 16 quando l’ex rettore di Unict Francesco Basile varca la soglia del palazzo di giustizia di Catania. Accanto a lui ci sono i suoi legali: gli avvocati Attilio Floresta e Angelo Pennisi. Un arrivo, contrariamente a quanto ci si poteva aspettare, con pochissime telecamere. A distanza, riparati dall’ombra degli alberi di piazza Giovanni Verga, quattro ragazzi assistono alla scena e subito dopo si dileguano. Il faccia a faccia di Basile con il giudice per le indagini preliminari e i magistrati della procura dura circa 40 minuti. Utili per rilasciare alcune dichiarazioni spontanee, per colui che, secondo l’ipotesi accusatoria, sarebbe stato il capo di un’associazione a delinquere che si sarebbe macchiata di pilotare decine di concorsi universitari. All’uscita l’ex rettore lascia ai suoi avvocati le dichiarazioni del caso.
«Con forza ha respinto tutte le accuse e in particolare quella di essere il capo – spiega l’avvocato Pennisi – Ha spiegato in modo molto sintetico che lui, con la collaborazione dei direttori di dipartimento, si è sempre attivato per lo sviluppo della cultura al servizio degli studenti. Ha fornito la prova documentale che l’università di Catania è tra le prime 20 nel mondo. La sua è stata un’associazione per il progresso». Stando alle parole dell’avvocato, l’ormai ex rettore starebbe vivendo con «assoluta serenità» il momento particolarmente delicato. Sicuro di avere «adempiuto a pieno al proprio dovere». Almeno per il momento i difensori di Basile non hanno chiesto la revoca dell’interdizione dai pubblici uffici, disposta dal gip. «Non lo abbiamo ancora fatto perché gli interrogatori non sono conclusi e bisogna leggere tutte le intercettazioni», aggiunge l’avvocato Floresta. Lo stesso smentisce che la procura, contrariamente a quanto trapelato nei giorni scorsi, abbia fatto ricorso in appello per ottenere gli arresti domiciliari. «A noi, per il nostro assistito, non risulta – spiega – Anzi la procura ha dato parere favorevole affinché Basile svolga le proprie funzioni di medico chirurgo e direttore dell’unità operativa complessa del Policlinico».
A precedere Basile l’ex direttore del dipartimento di Scienze politiche Uccio Barone. Accusato di essersi adoperato per il figlio e finito sotto la lente d’ingrandimento per una conferenza, ritenuta fantasma, ma comunque rimborsata dall’università. In mattinata Barone aveva annunciato, attraverso un post pubblicato sul suo profilo Facebook, le dimissioni da consigliere della fondazione Grimaldi e quelle da direttore onorario della biblioteca civica del Comune di Modica, sua città d’origine. Aggiungendo di essere «sereno nonostante il fango mediatico». Diversa la strategia difensiva con lo storico che ha deciso di sottoporsi alle domande dell’interrogatorio di garanzia. «Ha risposto a tutte le domande, sia del gip che del pubblico ministero, e ha chiarito ogni aspetto delle contestazioni che gli venivano mosse», spiega al termine dell’interrogatorio l’avvocato Carmelo Galati. «Su queste però – chiarisce l’avvocato – manteniamo il massimo riserbo perché è pendente una richiesta di revoca della misura. Inoltre, ricordiamo, che Barone è in pensione dal 31 ottobre del 2017. E quindi non ha più rapporto organico all’Università».
L’ultimo convocato per il pomeriggio è stato il pro rettore Giancarlo Magnano di San Lio, difeso da Rosario Pennisi e Maurizio Magnano di San Lio. «Abbiamo fornito degli atti istituzionali che hanno chiarito quali erano le scelte e perché venivano fatte», commentano al termine dell’interrogatorio. Sono stati invece rinviati a lunedì l’ex rettore Giacomo Pignataro e il direttore del dipartimento di Giurisprudenza Roberto Pennisi. Domani, invece, a partire dalle 16 sarà la volta di Michela Cavallaro, direttore del dipartimento di Economia, Filippo Drago, vertice di Scienze biomediche, Giovanni Gallo, direttore del dipartimento di Matematica che ha rassegnato le dimissioni due giorni fa, Carmelo Monaco, scienze Biologiche e ambientali e infine Giuseppe Sessa, Medicina.
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