Scandalo rifiuti, l’analisi di Nicolò Marino «Gravi le responsabilità amministrative»

«Vi è una responsabilità morale e politica grave di chi ha rappresentato il territorio. Altrimenti lì la discarica non ci sarebbe stata». Il giorno dopo l’operazione Terra mia – che ha portato gli arresti degli imprenditori Domenico Proto, Giuseppe AntonioliCalogero e Nicolò Sodano e del dipendente dell’assessorato regionale Territorio e ambiente Gianfranco Cannova – l’ex assessore regionale all’Ecologia Nicolò Marino sferra un duro attacco ai vertici del dipartimento nel quale operava il presunto funzionario corrotto. Ma non lesina critiche a chi ha agevolato l’inserimento nel proprio territorio di discariche che vanno ben oltre le esigenze dei Comuni limitrofi, come dichiara a CTzen.

L’analisi viene a margine della conferenza stampa convocata dalla segreteria provinciale del Partito democratico etneo. Nel caso della Oikos spa gestita da Proto «le responsabilità sono di Motta – precisa il magistrato con un’occhiata severa – I profili amministrativi sono gravi». Un argomento, quello dei rifiuti, che ha fatto da filo conduttore anche alle elezioni comunali dello scorso mese. «Da quello che appare, tra quelli che si sono pronunciati in campagna elettorale pro o contro discarica vi erano posizioni che certamente non si sposano bene con l’attività amministrativa», afferma Marino riferendosi al vincitore della competizione, Anastasio Carrà. Uno dei figli è dipendente dell’azienda proprietaria dell’impianto e – elemento che ha scatenato polemiche aspre – il padre, da neo primo cittadino mottese, ha concesso il via libera alle nuove autorizzazioni per lo sbancamento nel sito di contrada Valanghe d’inverno. Operazione messa in dubbio proprio dalle inchieste volute da Nicolò Marino.

Ma la storia della discarica mottese ha origini più lontane del tempo, dato che il sito ormai esaurito di contrada Tiritì è entrato in funzione negli anni Novanta. E per l’ampliamento – che in realtà è la creazione di un nuovo impianto – nella contigua contrada Valanghe d’inverno a dire sì sono state due amministrazioni differenti, quelle degli ex sindaci Nino Santagati e Angelo Giuffrida. «Ci sono delle responsabilità politiche gravi del territorio. Politiche e morali», ripete l’ex assessore. «All’inizio, come il petrolchimico o la raffineria, ti può portare ricchezza e pensi che il problema sia il lavoro attuale – analizza – Mangi l’uovo oggi, ma distruggi una parte di territorio». E, prosegue il magistrato, «questa cattiva valutazione, che è sotto gli occhi di tutti, non viene fatta soltanto dalla Regione – precisa – Chi rappresentava il territorio aveva il dovere di tutelare la popolazione. Ha fatto un grave errore di valutazione». Secondo Marino, «l’imprenditore si muove in una logica di interesse, per fare soldi. Rispetto a chi ha consentito quella scelta ha una responsabilità morale minore».

Ma, come nel locale, la responsabilità sta nei vertici regionali. E quella palermitana «è gravissima, ha determinato le condizioni per il monopolio nel settore delle discariche che oggi è detenuto da quattro imprenditori». La riflessione di Marino va oltre la notizia di cronaca. «Se Mazzarrà Sant’Andrea (in provincia di Messina, una delle strutture coinvolte) che riceve i rifiuti di 108 Comuni e Motta quelli di un altro centinaio dovessero chiudere dove li porti i rifiuti?». «Se l’atto autorizzativo dovesse essere considerato nullo» quali sarebbero le alternative? L’invio all’estero, oppure, ipotizza, «valutare possibili ampliamenti di discariche esistenti». E la colpa non è da imputare al solo dipendente accusato. «Fino a lunedì scorso, quando c’è stata la conferenza dei servizi per Oikos, il direttore generale dell’assessorato Territorio e ambiente (Gaetano Gullo, ndr) che si è così scandalizzato da aver denunziato Cannova continua a esprimere un parere favorevole per il mantenimento delle autorizzazioni», attacca Nicolò Marino. Che ricorda l’avvertimento, caduto nel vuoto, lanciato a Rosario Crocetta prima della rottura dei rapporti politici: «Devi cambiare assolutamente quella struttura».

Carmen Valisano

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