Meno di un mese e si è conclusa la permanenza dietro le sbarre di Orazio Fazio. Il funzionario delle direzione Ecologia e ambiente del Comune di Catania passa così agli arresti domiciliari. A deciderlo è stato il giudice per le indagini preliminari Sebastiano Fabio Di Giacomo. Il fedelissimo del sindaco Enzo Bianco era finito in manette il 16 marzo scorso, nell’ambito dell’inchiesta Garbage affair sulla gestione dell’appalto per la raccolta dei rifiuti nel capoluogo etneo. Nel provvedimento il giudice cita «il comportamento ampiamente collaborativo tenuto fa Fazio» durante l’interrogatorio di garanzia. Tramite il suo legale, l’avvocato Francesco Siracusano, si era appreso che il dipendente di Palazzo degli elefanti aveva sostanzialmente confermato il quadro accusatorio. L’accusa per lui è quella di turbativa d’asta e corruzione.
I magistrati e gli uomini della Direzione investigativa antimafia gli contestano di avere ottenuto favori dagli imprenditori Antonio e Francesco Deodati, ai vertici di Ecocar. Società che insieme a Senesi fa parte del raggruppamento denominato Seneco, affidatario, attraverso una serie di proroghe, del mini appalto per i rifiuti in città. Espediente adottato dall’amministrazione per sopperire alle difficoltà di affidare il servizio settennale, con le gare puntualmente andate deserte. Per Fazio il giudice ha anche stabilito il divieto di contatti di qualsiasi genere con persone che non siano «familiari già conviventi nel suo domicilio».
Insieme a Fazio e Deodati agli arresti domiciliari era finito Antonio Natoli 46 anni, dipendente della Ipi srl. Società della galassia della famiglia Deodati che in raggruppamento temporaneo di imprese con Oikos è stata dal 9 febbraio 2011 al 15 maggio 2017 affidataria del servizio di igiene pubblica. Nell’elenco degli indagati anche il ragioniere generale del Comune, Massimo Rosso, e con lui Leonardo Musumeci, 34 anni, ex direttore di Ecologia e ambiente recentemente passato alla Cultura.
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