Un tira e molla, l’iter giudiziario dell’ex segretario regionale del Pd, ex sindaco di Messina, Francantonio Genovese, che da oggi torna agli arresti domiciliari. I giudici del tribunale feriale hanno sostituito la misura della custodia in carcere, applicatagli il 15 gennaio 2015, con quella attenuata della detenzione a casa, ritenuta adeguata e sufficiente a fronteggiare le esigenze cautelari.
La storia giudiziaria di Genovese, imputato per i reati di associazione per delinquere truffa e frode fiscale nel processo Corsi d’oro, sulla Formazione, è lunga e articolata. L’ex parlamentare Pd viene arrestato il 15 maggio 2014, quando alle 21 si costituisce al carcere messinese di Gazzi. Poche ore prima, la Camera aveva sciolto la riserva e detto sì al suo arresto, chiesto dalla procura di Messina mesi prima. In quanto parlamentare, si è reso necessario il parere della Giunta per le autorizzazioni a procedere della Camera dei deputati, che, appunto, dà l’ok. Il deputato che solo due anni prima era stato il più votato in Italia, dunque, finisce in carcere.
Il 21 maggio, a seguito dell’interrogatorio di garanzia, il Gip di Messina ritiene che «pur permanendo il concreto pericolo di reiterazione di analoghe condotte criminose, allo stesso tempo erano attenuate le esigenze cautelari, tenuto conto anche dell’atteggiamento dell’indagato il quale, pur avendo avuto la concreta possibilità di sottrarsi all’esecuzione della misura, durante l’esame dinanzi alla Camera dei deputati, si era spontaneamente costituito». Ma il 30 agosto dello stesso anno, il Tribunale del Riesame di Messina, accogliendo il ricorso della Procura, ne ridispone la custodia cautelare in carcere. L’ordinanza diventa esecutiva il 15 gennaio 2015.
Ironia della sorte, soltanto cinque giorni prima, il 10 gennaio, per Genovese erano venuti meno limiti e prescrizioni: «L’onorevole Francantonio Genovese può incontrare anche persone diverse da quelle che con lui coabitano o lo assistono», aveva deciso il Gup di Messina, accogliendo l’istanza difensiva presentata dall’avvocato Nino Favazzo, che oggi ha dichiarato: «Un provvedimento, quello del tribunale, con cui vengono applicati incontrovertibili principi di diritto ed è stato compiuto un primo, significativo passo per porre fine ad una situazione di palese ingiustizia. L’unico mio rammarico è che la attenuazione del regime carcerario nei confronti di Genovese giunge con almeno sei mesi di ritardo».
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