Perché l’Etna non si può vietare. È il titolo del documento presentato dal comitato Etnalibera al Parco dell’Etna – responsabile della gestione del vulcano – insieme alle prime mille firme di personaggi noti, cittadini, appassionati e professionisti della montagna. Sempre con lo stesso obiettivo: «La modifica dell’attuale modalità di fruizione dell’area sommitale dell’Etna e degli eventi eruttivi, vietati al libero escursionismo da un regolamento della Protezione civile regionale». Un divieto che vale non solo in caso di eventi vulcanici importanti, ma anche quando la criticità è stabilità come «moderata».
Il comitato intanto martedì prossimo sarà alla Regione Sicilia. Convocato alla commissione Ambiente e territorio dell’Ars, prenderà parte alla discussione sull’interrogazione di Concetta Raia, deputata in quota Pd, sulla fruizione dell’area sommitale dell’Etna e di altre aree protette regionali. Ma l’eco della chiusura della vulcano ai cittadini è arrivato fino a Roma, con un altro documento, presentato alla Camera dall’onorevole democratico Giuseppe Berretta. Che si è rivolto al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, ma anche al sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla Protezione civile Claudio De Vincenti e al ministro dell’Interno Angelino Alfano.
Un primo passo, secondo il comitato, che proseguirà attraverso la raccolta firme «sia con i banchetti che allestiremo in diversi punti sull’Etna, sia on line», spiegano Sergio Mangiameli e Giuseppe Riggio. «La sicurezza assoluta in qualsiasi ambiente naturale originale è una illusione», continuano i portavoce del gruppo di associazioni e singoli cittadini. Che propongono uno schema chiaro di competenze e responsabilità: «La fruizione dell’Etna è, di norma libera; al Parco dell’Etna va riconfermato il compito di gestione della fruizione, alla Protezione civile e all’Ingv i compiti di sorveglianza, monitoraggio e allerta per assicurare una informazione in tempo reale a cittadini e turisti, anche stranieri, ben maggiore di quella oggi divulgata».
Come spesso ricordato dallo stesso comitato, la questione riguarda anche l’indotto turistico ed economico del vulcano. «Le guide debbono poter responsabilmente scegliere quando e come operare sulla base delle informazioni disponibili e della loro esperienza come accade in tutte le montagne del mondo», sottolineano Mangiameli e Riggio.
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