Scala turchi recintata? Privato: «Abbiamo l’ok» L’esperto: «Al Comune resta solo l’esproprio»

È bella la Sicilia quando per anni si sta fermi, e poi, ad un tratto, è tutto un brulicare di iniziative. Colpisce l’Isola quando dall’immobilismo si passa all’iperattività, fino a che non ci si stanca di nuovo. Mercoledì sono stati apposti i cartelli di proprietà privata alla Scala dei Turchi, e oggi l’agorà agrigentina si scuote; ogni coscienza, ogni anima urla la propria verità. A partire dal sindaco Calogero Zicari: «Stiamo studiando le carte. Il dottor Sciabbarrà (ossia colui che afferma di essere il proprietario del bene ndr) e l’avvocato Palillo, il suo legale, conoscono la fattispecie da più tempo di noi; di conseguenza questa amministrazione, insieme all’avvocato Vincenzo Caponnetto, sta facendo i salti mortali per venirne a capo al più presto».

Il primo cittadino nutre forti dubbi circa il carattere privato della proprietà della spiaggia, e pensa che «la Scala appartiene al mondo intero: recintarla è assurdo». «Attenzione – interviene l’avvocato Palillo – perché c’è una bella differenza tra delimitare e recintare: qui non si vuole impedire l’accesso. Il dottore Sciabbarrà è proprietario esclusivo della Scala dei Turchi, il caso è chiuso». Titolare a titolo originario, quindi, e lo dimostrerebbero anche tutti i pareri favorevoli degli enti preposti alla tutela: Soprintendenza, Demanio, Ispettorato regionale Agricoltura e Foreste. «Dopo aver ricevuto il via libera da parte dei suddetti enti – continua il legale – abbiamo trasmesso tutto al Comune di Realmonte, il quale ancora deve emettere il provvedimento finale». Nel frattempo il proprietario «ha ritenuto di apporre i paletti che indicano il carattere privato dell’area, anche per avvisare i terzi fruitori che il terreno è scivoloso». Adesso si aspetta la linea, difensiva o offensiva, del Comune e del suo sindaco Zicari.

Non è l’unica realtà del genere in Sicilia: a parte il caso dei crateri Silvestri dell’Etnarisalente all’estate scorsa e culminato anch’esso nell’apposizione di cartelli proprietà privata, da Mozia a Scopello, passando per il giardino della Kolymbethra, si registra una gestione o, addirittura, una proprietà privata di luoghi frequentati da sempre da visitatori di ogni dove. L’isola del trapanese appartiene alla Fondazione Whitaker ed è accessibile con un ticket comprensivo anche della visita al museo. La tonnara di Scopello, invece, continua ad essere al centro di una disputa tra i comproprietari della Comunione Tonnara di Scopello&Guzzo e il Comune di Castellammare del Golfo; è di un paio di settimane fa la notizia della sospensiva del Tar delle ordinanze comunali che prevedevano la «pubblica accessibilità all’area demaniale marittima» e la «libera e gratuita fruizione del mare, nelle baie antistanti i faraglioni e l’ex Tonnara di Scopello». «La Kolymbethra di Agrigento – afferma il direttore del Parco, Giuseppe Lo Pilato – è, invece, un bene demaniale concesso dalla Regione al Fai per un periodo di 25 anni a partire dal 2000». Non solo: il Fondo ha anche assegnato al Comune di Realmonte «20mila euro per abbattere un ex bar installato sulla scogliera della Scala e risanare tutto il relativo perimetro».

Non si sa quanto ancora durerà la telenovela in salsa pirandelliana, ma secondo il parere dello studio legale Peritore, esperto in diritto patrimoniale, «è possibile che ci sia un effettivo diritto di proprietà privata, se risulta dai titoli; dal ’75 non si possono più acquistare beni del genere, ma chi è già titolare ha la facoltà di comportarsi uti dominus nei limiti delle norme di diritto pubblico; si può anche introdurre un biglietto di ingresso: è quanto succede alla pozza dei fanghi di Vulcano, alle Eolie. La spiaggia, però, non si può usucapire, dato che è liberamente accessibile: di fronte alla proprietà privata, l’unica cosa che potrebbe fare il Comune è l’esproprio, ma deve avere un progetto di pubblica utilità e si deve registrare l’inerzia del privato nel godimento». Secondo un regolamento della Comunità Europea ratificato da una recente pronuncia della Corte Costituzionale, infine, il bene espropriato deve essere pagato secondo il valore di mercato. Quest’ultimo dato potrebbe essere determinante: quanto costerà la Scala dei Turchi?

Gino Pira

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