Può essere un funzionario di polizia a valutare la domanda di asilo politico invece che, come previsto per legge, l’apposita commissione territoriale? E’ quel che è avvenuto durante l’ultimo sbarco di tre giorni fa a Palermo, che ha visto giungere 1045 migranti e dieci salme. Tra gli arrivi circa 300 maghrebini, quasi tutti di origine marocchina. Dopo le procedure di riconoscimento sono stati portati in Questura e lì, come da prassi, gli è stato consegnato il foglio di respingimento. Hanno sette giorni di tempo per abbandonare il suolo italiano. «Molti erano infreddoliti e ancora fradici – racconta Alessandra Sciurba, dell’associazione Altro Diritto -. Senza soldi e affamati, dopo una traversata lunga cinque giorni e nelle condizioni che conosciamo. Gli uomini sono stati separati dalle mogli, che sono state mandate in un Cie di Roma». Una situazione aggravata dal fatto che i migranti sono stati abbandonati al proprio destino: chi aveva i soldi necessari ha proseguito il viaggio verso il Nord, chi ne era sprovvisto è rimasto un’altra notte a dormire fuori, con la pioggia che imperversava e il freddo che entrava dentro le ossa.
«Mollare la gente senza un soldo per strada produce solamente una massa di invisibili – continua l’attivista -. Tra qualche mese li troveremo sfruttati in qualche campagna. Un trattamento che non è umano. In altri casi c’è stata la possibilità di acquistare dei biglietti almeno per farli tornare a casa, stavolta neanche questo. Per fortuna sono intervenute le associazioni, siamo stati tutta la mattina a parlare con loro per cercare di capire la loro situazione. L’associazione Borderline ha portato pane e acqua per tutti, per un ragazzo che era troppo stanco per partire abbiamo trovato un alloggio. Infine – conclude Sciurba – in mezzo ai marocchini abbiamo trovato un palestinese, e adesso lo aiuteremo a impugnare il decreto di espulsione e avvieremo la richiesta di asilo che gli spetta».
Il maxi sbarco di lunedì non è il primo e probabilmente non sarà l’ultimo. Quel che è certo è che, stando a sentire Alberto Biondo dei Laici missionari comboniani, «si è consolidata una prassi». Che però per l’attivista ha molti punti critici. «Posso dire che c’è una disumanità delle istituzioni, dalla Questura alla Guardia Costiera – afferma. Il Comune di Palermo, che si proclama città dell’accoglienza, non era presente lunedì. Non c’era la Chiesa, neanche il vescovo Lorefice per benedire le dieci salme. L’Asp era presente ma non ha preso posizione in merito alle scarse condizioni igienico-sanitarie». Per Biondo comunque la questione è molto più ampia. «A Palermo c’è ormai un approccio da hotspot, con la regia della Questura. Anche l’agenzia Frontex ha sempre più poteri. L’unico principio che conta è che bisogna contenere e abbassare i costi. Ci stiamo adeguando a contare i morti, e abbiamo perso l’umanità».
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