Quando Riccardo Savona debuttò all’Ars, nell’estate 2001, non aveva compiuto cinquant’anni ed esisteva ancora il Ccd, Centro cristiano democratico. Era l’inizio dell’era di Totò Cuffaro. Da quel momento, il direttore di banca non ha mai lasciato l’Assemblea regionale siciliana e soprattutto la commissione Bilancio, di cui nelle ultime cinque legislature – compresa quella in corso – è stato sempre presidente o vicepresidente. Oggi Savona si trova indagato nell’inchiesta della procura di Palermo con l’ipotesi di truffa ai danni dello Stato. Insieme ad altre sei persone e otto associazioni, è destinatario di un provvedimento di sequestro per la somma complessiva di 800mila euro.
Per i finanzieri del gruppo di Palermo, guidati dal colonnello Alessandro Coscarelli, Savona sarebbe stato il dominus di un sistema diretto a sottrarre fondi pubblici – sia regionali che legati a linee di finanziamento europee – destinati al mondo della formazione e dell’avviamento al lavoro. Il tutto occupando, come detto, un posto di rilievo all’interno della commissione regionale che si occupa più di ogni altra della pianificazione e progettazione finanziaria della Regione.
Attraverso l’accesso ai documenti custoditi negli uffici palermitani e l’ascolto di una cinquantina di persone, che a vario titolo nel corso degli anni sono stati coinvolti nei progetti promossi dagli enti di formazione, i finanzieri sono riusciti a portare alla luce un sistema che, oltre a puntare dritto alla percezione dei fondi, sarebbe entrato in gioco anche in concomitanza con le competizioni elettorali che hanno visto impegnato Savona. Per quanto infatti al momento nessuna ipotesi di reato a riguardo sia stata formulata, dai controlli delle fiamme gialle sarebbe emerso che, in più di un’occasione, le persone che erano state assunte formalmente per occuparsi di formazione sarebbero state usate per attività politiche legate alla segreteria del deputato.
A essere coinvolte nella vicenda, inoltre, sono anche la moglie e la figlia di Savona, entrambe legate ad alcune delle associazioni. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, sarebbero stati creati ad arte i giustificativi per ottenere la liquidazione dei finanziamenti, aggirando così i controlli da parte della Regione. Per riuscirci sarebbero stati effettuati anche furti di identità e utilizzate fatture per operazioni inesistenti. «Riccardo Savona è assolutamente estraneo alla vicenda – dichiara il legale dell’esponente di Forza Italia, l’avvocato Giuseppe Di Stefano -. Alcune di queste associazioni condividono i locali dove si trova la segreteria politica di Savona ma lui non è mai stato presidente di nessuna di esse. Se è stato commesso un reato, ne risponderanno i rappresentanti legali: lui è completamente estraneo».
Tuttavia, alla luce della notizia dell’indagine, il Movimento 5 stelle, che in commissione Bilancio è rappresentato da Luigi Sunseri, Stefano Zito e Sergio Tancredi, chiederà le dimissioni di Savona da presidente. Della stessa commissione fa parte anche Alessandro Aricò, capogruppo di Diventerà bellissima che ieri ha ricevuto l’avviso di chiusura delle indagini da parte della procura di Termini Imerese, in merito all’inchiesta sul voto di scambio.
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