«La crisi ormai attraversa tutti i partiti politici italiani. E’ una crisi di sistema. La gente si allontana dalla politica perché la politica, nel nostro Paese, non è più il luogo della decisione. Il potere, quello vero, ormai è altrove».
Comincia così la chiacchierata con Saverio Romano, parlamentare nazionale di Forza Italia, oggi un po’ in disaccordo con Berlusconi. E non può nemmeno essere accusato di tradimento del capo. Perché proprio lui, quando altri tradivano l’ex Cavaliere (alcuni fondando anche un nuovo partito senza grande successo), gli è rimasto accanto. Difendendolo anche dal punto di vista giudiziario.
Non è facile, per Berlusconi, parlare male di Romano. Perché il suo distacco, alla fine, è politico a ventiquattro carati. Oggi Romano è schierato apertamente con Raffaele Fitto. Quest’ultimo, proprio oggi, in tv, ha ribadito che non intende lasciare Forza Italia. Combatterà dal di dentro.
Per capire quello che succede dentro Forza Italia, da Roma alla Sicilia, Romano sembra un interlocutore attento e interessante. Anche alla luce della recente e cocente sconfitta di Forza Italia alle elezioni, superata dalla Lega.
Decidiamo di andare a ruota libera. Partendo da un tema generale: la politica in Italia.
«E’ cambiato tutto – ci dice Romano -. I tre poteri classici che tengono in piedi, o meglio, in equilibrio le democrazie, descritti magistralmente da Montesquieu, ovvero potere esecutivo, legislativo e giudiziario in Italia sono stati in parte sostituiti. Conta ancora, e molto, il potere giudiziario. Mentre gli altri due poteri, di fatto, sono stati sostituiti dal potere finanziario e dal potere dei media largamente intesi, compresa l’informazione on line, oggi molto importante. Di conseguenza, gli schemi politici fatti dal centrodestra e dal centrosinistra non tengono più. Si cercano nuovi assetti. Ma non si trovano».
Chi è che cerca i nuovi assetti?
«Intanto gli elettori. In due anni abbiamo visto il fenomeno Beppe Grillo che si va sgonfiando. Poi Renzi. Oggi Salvini. La gente cerca disperatamente risposte dalla politica. Ma le risposte non arrivano perché, lo ribadisco, il luogo della decisione è ormai altrove».
Dopo la sconfitta di Forza Italia Berlusconi vorrebbe il segretario della Lega, Salvini, leader del centrodestra…
«Berlusconi ha una visione politica che, per certi versi, è diversa da quella di Salvini, di Renzi, di Fitto e di Alfano. Dopo vent’anni di politica attiva è maturo e navigato. Questo lo agevola e, nello stesso tempo, lo penalizza. Nell’analisi magari lo agevola, perché ha maturato una grande esperienza. Ma nell’azione politica è penalizzato».
Cioè?
«Faccio un paio di esempi: il Pd, con Renzi, ha compiuto il salto generazionale. E l’ha fatto dentro la politica. Lo stesso discorso vale per la Lega che, con Salvini ha compito il salto generazionale dentro la politica».
Mentre Berlusconi vorrebbe sistemare i propri sodali…
«Magari fosse solo questo! In questo momento Berlusconi non ha una strategia. Diverso il discorso di Fitto, che invece va per la propria strada, proponendo un azzeramento e un rinnovamento».
Intanto, mentre Berlusconi temporeggia è arrivata una pesantissima sconfitta elettorale.
«Forza Italia perde perché gli elettori non si identificano in una proposta politica. Ora, a parte che la proposta politica di Berlusconi è un po’ confusa – proprio lei ha ricordato la sua estemporanea apertura a Salvini – in questo momento, accanto a Berlusconi non ci sono soggetti in grado di rappresentarla. E gli elettori questo lo capiscono. Oggi parliamo della sconfitta in Emilia e in Calabria. Ma prima c’è stata la sconfitta in Piemonte, che oggi forse molti fanno finta di non ricordare. E a breve, nei prossimi mesi, ci saranno le elezioni in altre otto Regioni del nostro Paese. E se non ci sarà un svolta arriveranno altre sconfitte».
Il Pd, in Emilia ha vinto, nonostante la fuga degli elettori.
«In Emilia il Pd vince perdendo 600 mila voti. Vince lo stesso perché manca l’avversario. Ripeto: se non ci sarà una svolta succederà la stessa cosa nel maggio del prossimo anno, quando si voterà in altre otto Regioni: fuga degli elettori che non credono più nella politica e vittoria del Pd per mancanza di avversari».
Parliamo un po’ della Sicilia.
«In Sicilia lo scenario politico è più complesso. Tanto per cominciare, c’è un Governo regionale che si regge sui voti del centrodestra. Non sfugge agli occhi degli osservatori che, in questi due anni, tanti parlamentari eletti nel centrodestra sono passati dalla parte del presidente della Regione, Rosario Crocetta. E già ci sono deputati che non rappresentano la volontà popolare. E poi c’è la questione finanziaria che la gestione dell’attuale Governo ha aggravato».
Si riferisce al nuovo mutuo da 2 miliardi di euro che il Governo Crocetta vorrebbe far accendere alle famiglie e alle imprese della Sicilia?
«Mi riferisco alla gestione complessiva dell’Amministrazione regionale che è carente. Quanto al mutuo, dico che il Governo, prima di pensare a nuovi indebitamenti, dovrebbe eliminare l’effetto scolapasta».
Ovvero?
«Dovrebbe eliminare i troppi buchi che ci sono nella gestione finanziaria. Detto questo, un mutuo da 2 miliardi di euro, in questo momento, alla luce delle condizioni economiche e finanziarie della Regione siciliana, mi sembra una follia. Insomma, la Sicilia, oggi, ha tutti gli strumenti per affrontare la questione finanziaria senza bisogno di contrarre altri debiti».
A noi non sembra. Guardi cos’è successo con i contenziosi Stato-Regione…
«Appunto. La Regione siciliana ha tutti gli strumenti, legati allo Statuto e alle sentenze della Corte Costituzionale, per far valere i propri diritti. Se poi non li fa valere, se Crocetta se ne va a Roma e rinuncia a quello che lo Stato deve alla Regione, beh, questo diventa, in primo luogo, un problema per migliaia e migliaia di siciliani che sono rimasti, non a caso, senza risorse finanziarie. E diventa un problema serio per il futuro della Sicilia».
Da un lato va a Roma e firma la rinuncia per tre anni agli effetti – che per la Sicilia, sotto il profilo finanziario, sarebbero stati molto positivi – di contenziosi finanziari in parte risolti a favore della Regione. E poi vorrebbe indebitare i siciliani per altri due miliardi di euro. Non è che Crocetta sta governando la Sicilia per risolvere i problemi al Governo Renzi?
«Già questo sarebbe un fatto positivo, perché alla fine aiuterebbe il nostro Paese. Vuole proprio sapere cosa penso? Beh, Crocetta non capisce quello che fa. In questa storia del nuovo mutuo ci sono tre cose che non stanno né in cielo, né in terra. Primo: il Governo Crocetta propone un mutuo da 2 miliardi di euro per pagare i debiti. Una prima follia, perché i mutui, semmai, si contraggono per investimenti. Secondo: propone l’accensione di questo mutuo con il Pil siciliano in picchiata, cioè con un Prodotto interno loro che non copre nemmeno la spesa corrente. Terzo: sta effettuando dei tagli alla spesa regionale in piena crisi economica, mentre si licenzia la gente. Se mettiamo insieme questi tre elementi, tra qualche mese, in Sicilia, avremo una rivoluzione. Non quella che sognava Crocetta, ma una rivolta sociale vera».
Ma in tutto questo Forza Italia in Sicilia che fa?
«Guardi, non me ne parli. Il nostro coordinatore regionale, Vincenzo Gibiino, invece di guidare un’alternativa a questo Governo dei disastri, distribuisce medagliette di latta».
Gibiino ha detto che si voterà nel maggio prossimo, a Roma e in Sicilia. Lei che dice?
«Lui ha la palla di vetro e i tarocchi. Io faccio analisi politiche. E dico che mi sembra complicato andare a votare senza una nuova legge elettorale».
Ha proposito, lei ieri ha votato contro il jobs act. Come mai non è uscito dall’Aula come hanno fatto i suoi compagni di partito?
«Faccio opposizione in Aula e non fuori dal Parlamento. Non sono un grillino e non esco dall’Aula. Rimango e voto contro. E mi preparo a governare il Paese».
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