«A trentanni mi sentivo già un vecchio, ma adesso che di anni ne ho 48 mi rendo conto che ero un ragazzino; mi sono accorto che un uomo a quarantanni rinasce ed ha un modo diverso di vedere la vita. Apprezzo maggiormente ciò che mi sta intorno, sono più sentimentale rispetto al passato».
Chi parla è Ferzan Ozpetek, regista di Saturno Contro, film che racconta la storia di un gruppo di amici trentenni e quarantenni, appunto che riscopre il senso dello stare insieme in una società in crisi delle ideologie, in cui si esalta solo la realizzazione economica del singolo. Di questo film il sesto di Ozpetek si è discusso lunedì scorso a Palermo in occasione di un incontro tra il regista e gli studenti di Lettere e Filosofia.
Amicizia e amore: quanto sono importanti questi concetti per lei, e quanto sono stati importanti per la creazione di Saturno contro?
«Nella vita e nel film io metto lamicizia al di sopra dellamore; quello che dico nel film è che, per me, una grande amicizia fra due uomini, due donne, o fra uomini e donne è anche una storia damore. Ovviamente il sesso non centra: complicherebbe tutto e si tratterebbe di un tipo di conoscenza diverso».
Cosa mette in crisi e cosa dona gioia ai personaggi di Saturno contro?
«Posso dire che i personaggi sono persone realizzate sul lavoro, che sono giunte ad un punto della loro esistenza in cui si chiedono: ma tutto questo che senso ha? Che cosa ho fatto sino ad ora? Chi sono le persone che mi stanno vicine?».
Cosa significa avere Saturno contro?
«Nel film non si parla di astrologia, ma Saturno contro è uno stato danimo. In astrologia ogni 27 anni ti capita di avere nel tuo segno Saturno contro; questo crea per un paio danni una situazione in cui si pesano le cose. Non cè più quella leggerezza della vita, ma ci si inizia a mettere alla prova. Tutto questo ci obbliga a guardarci dentro. Non significa che non si sogna più, ma lo si fa con più coscienza, più maturità. È come se i personaggi del film avessero tutti Saturno contro, nel periodo della loro vita che racconto».
Il tema della separazione svolge un ruolo importante nel film. È difficile separarsi? Cosè per lei la separazione? È sinonimo di fallimento?
«Per me il concetto di separazione è difficile da concepire, soprattutto dopo aver condiviso per anni o decenni emozioni, dolori, sesso, gioie. A un certo punto lattrazione finisce ed entra in gioco unaltra persona. Ma perché bisogna cancellare la persona cui fino a ieri si è stati vicini? Io questo non riesco a capirlo. Certo, è difficile rimanere uniti in certe situazioni; e la voglia di non lasciarsi totalmente deve esserci da ambo le parti. Ma io credo che questa volontà debba esserci. Io provengo da una famiglia allargata e per me è molto bello ritrovarsi tutti insieme alla stessa tavola».
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